Referendum, via libera a election day. Braccio di ferro sulle date

Il Governo punta all’8 e al 9 giugno ma i Comitati chiedono 25 e 26 maggio, con le scuole ancora aperte, per avere più affluenza Da Palazzo Chigi aperture sull’informazione televisiva e sui fuori sede
March 10, 2025
Referendum, via libera a election day. Braccio di ferro sulle date
ANSA |
Per l'election day sembra fatta, ma resta da definire la data, e anche sulla visibilità si dovrebbe poter fare qualcosa, benché non sia responsabilità diretta del governo. Resta in forse la possibilità di estendere il voto ai fuori sede, ma non è detto che anche per i prossimi referendum (uno sulla cittadinanza e quattro sul lavoro), non venga alla fine replicata la sperimentazione delle scorse europee, quando, seppur tra mille difficoltà, si è consentito di votare agli studenti lontani dal loro luogo di residenza. Questo il bilancio, tutto sommato positivo, dell’incontro di ieri tra i referenti dei comitati referendari, Riccardo Magi di Più Europa e il leader Cgil Maurizio Landini, e il Governo, rappresentato per la circostanza dal sottosegretario Alfredo Mantovano e dal titolare degli Interni Matteo Piantedosi.
Magi è Landini sono arrivati a Palazzo Chigi “scortati” da una piccola folla di sostenitori dei referendum, tra cartelli , facsimile di cinque urne (una per quesito) e perfino qualche matita gigante gonfiabile. Al termine dell’incontro è stato il segretario di Più Europa a tirare le somme, certificando la «volontà del Governo di andare su unica data». Probabilmente sarà il 25 e il 26 maggio, quando dovrebbe tenersi il primo turno delle prossime amministrative. Un’opzione preferibile rispetto all’altra ipotesi, quella che porta all’8 e al 9 giugno, che però, come ha fatto notare lo stesso Magi, sarebbe oltre la chiusura dell'anno scolastico e cadrebbe quindi «in una zona oggettivamente di maggiore mobilità delle famiglie e dei cittadini». Per questo, ha ribadito il leader di Più Europa, «la nostra richiesta è di stare sulla date del 25 e 26 maggio». «Ci hanno detto che la decisione è imminente, già questa settimana e che ci sarà un provvedimento - ha continuato - probabilmente un decreto elezioni, che conterrà intanto la copertura normativa». Tuttavia, in una nota diffusa dopo l’incontro, Palazzo Chigi ha fatto sapere di voler conciliare la «più ampia possibilità di partecipazione dei cittadini con le esigenze di continuità dell’attività didattica nelle scuole sedi di seggio elettorale», il che significa che molto probabilmente sta puntando all’8 e al 9 giugno.
Rispetto all’informazione televisiva, la disponibilità non manca, ma il confronto in grado di smuovere le acque sarà quello di lunedì prossimo con l’ad della Rai, Giampaolo Rossi. Il problema, è il ragionamento di Magi, è che «i soggetti istituzionali che dovrebbero muoversi vivono uno stallo per motivi politici». Il riferimento è alla commissione di Vigilanza Rai, che dovrebbe approvare il regolamento per la disciplina degli spazi della campagna elettorale, ma al momento è bloccata sulla nomina vertici aziendali.
Nel frattempo, però, il Governo potrebbe sbloccare uno stanziamento «che in questi casi riguarda le radio e le televisioni», ha fatto notare Landini, e che prevede che «tutti quelli che si rendono disponibili a dare informazioni possano avere anche un contributo». Il punto per il leader della Cgil è che «il referendum è uno strumento che nella Costituzione esiste proprio per permettere ai cittadini di potersi pronunciare direttamente anche sulle leggi» e «la democrazia esiste se i cittadini hanno la possibilità di praticarla e l’informazione diventa decisiva».
Da parte sua Palazzo Chigi ha confermato «l’intenzione di individuare le date per le prossime consultazioni amministrative e referendarie in modo da conciliare la più ampia possibilità di partecipazione», aprendo anche a «una valutazione sulla possibilità di votare in due giorni anziché, come previsto dalla normativa vigente, in un solo giorno». Inoltre starebbe anche «analizzando le modalità tecniche per consentire il voto dei fuori sede». Difficile dire se anche su quest’ultimo punto i Comitati riusciranno a spuntarla, ma viste le premesse e l’iniziale contrarietà, il risultato non è da buttare.

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