Perché i progetti delle comunità energetiche sono a rischio in tutta Italia

Tagliati i fondi: da 2,2 miliardi si passa a 795,5 milioni (-64%): “la rimodulazione” delle risorse destinate alla transizione «mette in crisi le aziende»
November 26, 2025
Perché i progetti delle comunità energetiche sono a rischio in tutta Italia
«Durante la 49esima settimana sociale, a fine ottobre 2021, il tema del pianeta e della sua conservazione ha suscitato numerose riflessioni – spiega Sergio Criveller, economo della diocesi di Treviso e presidente della Comunità energetica rinnovabile – e tra queste anche l’idea di realizzare una Cer, così abbiamo dato avvio alla Fondazione Diocesi Energy Ets». L’economo trevigiano parla e racconta la sua esperienza davanti al pubblico della Quinta Conferenza Nazionale delle Comunità Energetiche, l’appuntamento annuale di riferimento sulle Cer organizzato da IFEC, WEC Italia ed Energy Center del Politecnico di Torino, ieri a Roma. Criveller la fa un po’ da padrone perché in Italia, nessuno lo nasconde ormai, le Diocesi e gli Enti religiosi stanno facendo passi da gigante nel settore delle energie rinnovabili. E quella della diocesi di Treviso è una delle più grandi Comunità energetiche rinnovabili d’Italia. «È una grande Comunità con tanti sottogruppi quante sono le Cabine primarie – spiega Criveller - La Comunità si sviluppa all’interno della rete elettrica della Cabina primaria. In Diocesi abbiamo 30 cabine primarie e sono coinvolte 265 parrocchie, con produzione e consumo istantaneo».
L’obiettivo dell’appuntamento annuale è quello di mettere al centro del dibattito il ruolo sempre più strategico dei soggetti aggregatori, capaci di integrare esigenze tecnologiche, gestionali e finanziarie in progetti ad alto impatto. Le Cer possono infatti «generare valore ambientale, economico e sociale in contesti industriali, urbani e rurali, contribuendo concretamente alla transizione energetica, alla competitività dei territori e al contrasto della povertà energetica» sottolineano gli organizzatori.
E ne sono assolutamente convinti anche gli organizzatori di un altro incontro, che si è tenuto sempre ieri, il Convegno Nazionale sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer) promosse dagli Enti Religiosi. Il Convegno, organizzato da “RS Cer-Rete Sicomoro”, la rete che nasce come strumento per supportare gli Enti Religiosi - parrocchie, diocesi, istituti, congregazioni, fondazioni e opere sociali - nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer). «Le Cer sono la rappresentazione di come la finanza debba tradursi in economia, cioè non essere solo nell’interesse di pochi che accumulano ricchezze private, ma deve distribuire sul territorio tale da rendere economica, cioè rendere la casa comune partecipata ai più e non consentire troppo potere nelle mani di pochi, ma non solo per il potere, per la umanizzazione» ha dichiarato Emilio Nappa, arcivescovo segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenendo al convegno. Enrico Albertini, direttore generale Rete Sicomoro Cer, ha precisato che «la Comunità energetica rinnovabile non è solo un impianto o un risparmio ma un seme che se impiantato può generare futuro...».
Ma sulla testa di tutti c’è una spada di Damocle che preoccupa. Proprio pochi giorni fa infatti il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha deciso di tagliare i fondi alle Cer; da 2,2 miliardi a 795,5 milioni (-64%). E tra gli operatori c’è stato subito «stupore, sconcerto e sconforto».
Cosa sta succedendo? Non è certo una sorpresa che l’Europa e l’Italia stiano indietreggiando sul lungo e tortuoso percorso delle riduzioni delle emissioni climalteranti. Come ha ricostruito Punto Cer, il settore subisce un taglio drastico dei fondi. «Questo ridimensionamento mette in crisi le aziende che avevano investito in personale, formazione e strutture dedicate alle Cer sulla base delle politiche pubbliche».
«Il Pnrr doveva finanziare la transizione. Oggi sta creando debiti alle imprese e pericoli per gli operai, bloccato da un software che non c’è e da comunicazioni via social» spiega Giovanni Montagnani, Presidente Cer Vergante Rinnovabile. Per Vittorio Marletto, Energia per l’Italia, «Il taglio dei fondi è un passo indietro che rischia di indebolire uno dei pilastri più promettenti della transizione energetica italiana».
Tagli che lo stesso Ministero spiega come nati «in un contesto caratterizzato da vincoli temporali particolarmente stringenti fissati a livello europeo». Per quanto riguarda le richieste presentate e non ancora esitate saranno oggetto di istruttoria tecnica e amministrativa. Solo all’esito positivo della procedura di valutazione e dell’ammissione a finanziamento, informa il ministero, sono stipulati gli atti d’obbligo con i beneficiari. La somma degli importi delle concessioni costituirà il target da conseguire entro il 30 giugno 2026 nell’ambito del Pnrr. «I progetti che risulteranno valutati positivamente all’esito dell’istruttoria, ma che non potranno essere ammessi a finanziamento per effetto del superamento della dotazione finanziaria aggiornata della misura, saranno comunque considerati idonei ai fini di eventuali scorrimenti anche in relazione a successive ed eventuali integrazioni finanziarie della misura rispetto alla dotazione oggi disponibile».

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