
Controlli della polizia per le vie di Torino - Ansa
L’alta tensione innescata dall’offensiva militare israeliana contro i siti nucleari iraniani induce a prendere precauzioni anche nel nostro Paese. E, dopo una mattinata trascorsa a valutare le notizie in arrivo dal Medio Oriente, nel primo pomeriggio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni convoca da Palazzo Chigi una riunione in videoconferenza per «fare il punto» sulla situazione. Il vertice dura un’ora e vi prendono parte i direttori delle agenzie d’intelligence e diversi ministri: il titolare degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani (già “sul pezzo” dalla notte scorsa, l’altro vice Matteo Salvini, insieme ai ministri della Difesa Guido Crosetto, dell’Interno Matteo Piantedosi, dell’Economia Giancarlo Giorgetti e ai sottosegretari alla presidenza Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano, autorità delegata ai Servizi.
Controlli rafforzati per 250 sedi di enti ebraici e per gli enti iraniani
Alla riunione, fa seguito la convocazione al Viminale del Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza, iniziato verso le 17.30 e chiusosi dopo le 19: «Se dico che abbiamo preoccupazione, non significa che abbiamo già il nemico alle porte - considera il ministro dell’Interno Piantedosi -. Ogni volta che c’è una tensione di carattere internazionale è fisiologico che le forze di polizia si attivino per il mantenimento delle condizioni di ordine pubblico». Il Comitato ha deciso di alzare la vigilanza sui cosiddetti “obiettivi sensibili”. E nel lungo elenco di 28mila luoghi (sedi istituzionali, ambasciate, monumenti, edifici di culto, aeroporti, porti, stazioni ferroviarie e metropolitane), cifra fornita tempo fa in Parlamento dallo stesso ministro Piantedosi, “sorvegliate speciali” sarebbero ora le sedi diplomatiche o culturali dei due Paesi in conflitto, Israele (che conta circa 250 luoghi già vigilati, comprese ambasciate, enti e sinagoghe ebraiche) e Iran. In questa fase «dobbiamo essere molto vigili», è l’asciutta valutazione del vicepremier Tajani. Ma si sarebbe ragionato anche della Libia e dei flussi migratori in arrivo: «Al momento lo scenario, per quanto critico, non lascia intravedere un diretto riflesso sui flussi migratori in ingresso - osserva Piantedosi -. Da questo punto di vista non mi sentirei di dire che si sia aggravato il quadro».
A Roma ambasciata israeliana chiusa e sorveglianza stretta sul Ghetto
Nella Capitale, in linea con le decisioni del governo, dopo una riunione delle forze dell’ordine presieduta dal prefetto Lamberto Giannini, si è deciso di rafforzare i controlli attorno al “ghetto”, la storica zona d’insediamento della Comunità ebraica, dove si trovano la sinagoga e altre istituzioni. «La situazione», fa sapere la Prefettura, è «monitorata e il tavolo di coordinamento rimane attivo». Nel frattempo, l’ambasciata israeliana è stata chiusa al pubblico (una misura decisa da Tel Aviv per tutte le sedi diplomatiche del Paese all’estero): «Credo che riapriremo la prossima settimana», fa sapere l’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, ringraziando l’Italia e le forze dell’ordine per «l’assistenza e la protezione» assicurate alla sede diplomatica. Mentre l’Ucei, che riunisce le Comunità ebraiche italiane, in una nota si schiera al fianco di Israele: «La pericolosità dell'Iran - si legge - è fonte di grave destabilizzazione della democrazia anche in Europa», perché «l’Iran e i suoi alleati coordinano e finanziano cellule e diramazioni del terrorismo e della radicalizzazione islamica anche nei nostri Paesi».