martedì 29 agosto 2023
Il fondatore della cooperativa Auxilium: il sistema di accoglienza è stato smantellato a causa dei cosiddetti “decreti sicurezza”. E oggi di fronte all’aumento di arrivi ci troviamo impreparati
Angelo Chiorazzo

Angelo Chiorazzo - IMAGOECONOMICA

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«Ci troviamo con un sistema di accoglienza smantellato a causa dei cosiddetti “decreti sicurezza”. E oggi di fronte all’aumento di arrivi, assolutamente prevedibile e programmabile, ci troviamo ancora una volta impreparati». È molto duro il giudizio di Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa “Auxilium” da anni impegnata nella gestione dei centri per immigrati. E si rivolge direttamente al Governo. «È molto facile criticare, urlare quando si è all’opposizione e non ci si occupa delle cose reali. Poi quando si governa, si toccano i problemi reali e nascono le difficoltà ».

Ma il Governo ha dichiarato lo stato d’emergenza proprio per l’aumento degli sbarchi.

Come ha ripetuto anche il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, non è un’emergenza, tantomeno un’invasione, ma un fenomeno che da 20-30 anni gli analisti prevedevano e che sta accadendo per gli spostamenti da tanti Paesi del Mondo verso Paesi più fortunati.

Ancora una volta si sente dire “voi Chiesa, voi cattolici parlate tanto ma accoglieteli voi”.

Lo facciamo da decenni, in silenzio, spesso con risorse proprie e con tante famiglie che lo fanno gratuitamente. Accogliamo anche tanti minori non accompagnati per i quali c’è una grandissima difficoltà perché non ci sono abbastanza strutture.

Il direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello, nell’intervista ad Avvenire ha affermato che serve una collaborazione tra istituzioni e terzo settore.

Sono assolutamente d’accordo. Lo abbiamo sempre detto. È l’unica modalità per trovare soluzioni idonee a una vera accoglienza, tanto più quella dei minori che richiede una responsabilità maggiore.

Perché sembra esserci ancora più impreparazione proprio sui minori non accompagnati?

Non si sono create strutture. Si è criminalizzato il sistema di accoglienza che c’era e quindi allontanate le realtà serie. Si volevano mandare messaggi che con l’arrivo del nuovo governo tutto sarebbe finito e invece siamo davanti alla realtà che non sono le Ong quelle che illudono le persone e le fanno partire. Se qualcuno mette a rischio la propria vita, come ci ha ricordato il presidente Mattarella, è perché c’è una condizione di disperazione di cui bisogna assolutamente farsi carico.

Gran parte dei minori sono scaricati sui comuni, cosa servirebbe?

È indispensabile una rete perché se continuiamo a ridurli a emergenze diventa uno scaricabarile e quando si arriva in un comune magari con poche risorse, diventa un problema serio per cui abbiamo a volte anche reazioni che non possiamo giustificare ma che si possono capire anche se con toni sbagliati.

Così spesso i minori vengono messi negli stessi centri per adulti con evidenti rischi.

Certo. Anche col rischio di dispersione sul territorio. Tutto ciò che è precario è qualcosa di non dignitoso.

Da tempo voi, come altri del Terzo settore, non partecipate ai bandi per i centri di accoglienza. Perché?

Non partecipiamo ai bandi pubblici a causa delle regole dei “decreti Salvini” perché abbiamo capito che non si parlava più di accoglienza ma di guardiania. Noi facciamo accoglienza, non siamo guardiani.

Non è una questione di soldi?

È una questione di dignità dell’accoglienza. Non si può fare accoglienza senza lo psicologo, senza i corsi di italiano.

Ora si preannuncia un nuovo “pacchetto sicurezza”.

Noi del Terzo settore abbiamo sempre detto che la parola sicurezza accanto all’accoglienza stona. Questo non è un problema di sicurezza, ma umanitario e come tale va trattato. Non è solo un problema dell’Italia, ma dell’Europa, dell’Occidente ricco rispetto ai Paesi in difficoltà. Dobbiamo ricordare che molti arrivano da noi per restarci poco perché il loro sogno sono altri Paesi del Nord Europa. E questo ci dovrebbe preoccupare perché vuol dire che l’Italia in questo momento non gode di buona fama.

L’accoglienza è solo una questione tecnica, organizzativa o serve anche altro?

Serve capire che i luoghi di accoglienza non sono luoghi di detenzione e neanche di semplice passaggio. Se facciamo male l’accoglienza regaliamo alla malavita organizzata sia i soldi che le persone. E ne abbiamo già avuto tante prove.

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