domenica 17 luglio 2022
Il presidente della regione Emilia-Romagna: «Strade diverse se i 5s non ci ripensano»
Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia- Romagna

Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia- Romagna - Imagoeconomica

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La crisi di governo è incomprensibile o si sono sottovalutate le istanze del M5s?

Tutte le istanze sono legittime, se poste nel modo giusto – risponde Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna –. E nessuno sottovaluta il problema sociale che il 'caro bollette' e l’inflazione stanno determinando. Ma aprire una crisi al buio in questo momento è irresponsabile: non si lascia il Paese senza guida in una fase di emergenza perché impedisce di affrontare proprio i problemi dei cittadini. E i 5 stelle non hanno votato la fiducia dopo aver presentato un’agenda sociale su cui il presidente Draghi aveva aperto su pressoché tutti i punti.

Per uscire da una crisi, è sempre utile anche partire dagli errori commessi. Ce ne sono stati?

Il Paese ha bisogno di compattezza e di risposte per consolidare i segnali di ripresa. In questa situazione, c’è un errore su tutti che davvero non si può fare: mettere il proprio interesse di partito davanti a quello generale. A farne le spese è l’Italia.

Scusi se insisto: ma la norma sul termovalorizzatore di Roma inserita nel 'dl Aiuti', che ha dato il pretesto alla crisi, non si poteva rimandare a uno specifico provvedimento?

Concordo sul fatto che si tratti di un pretesto, e per di più sbagliato. Ma questo o un altro lo si sarebbe trovato comunque. Se si vogliono affrontare i problemi, credo che Roma meriti una gestione dei rifiuti efficace, senza doverli sempre spedirli altrove: in Emilia-Romagna abbiamo appena approvato il nuovo piano regionale rifiuti che prevede di portare la differenziata all’80% dall’attuale 73% e di dire basta a nuove discariche.


Il governatore: non si può certo pensare che il premier accetti di navigare a vista.
«Al di là del termo valorizzatore, un pretesto lo si sarebbe trovato comunque. Ma la crisi non la capisce nessuno»

Per chiedere a Draghi di restare non ci vorrebbe un’iniziativa dei leader?

Sì. Per questo fa benissimo Enrico Letta a portare avanti il tentativo di far ripartire il governo. Tutti i partiti della maggioranza che lo ha sostenuto finora chiedano a Draghi di restare.

Le Regioni possono dare un loro contributo specifico?

La fiducia la dà e la toglie il Parlamento. E spetta al governo verificare se ci siano o meno le condizioni per proseguire. I colleghi delle altre Regioni e i sindaci che ho sentito condividono una comune preoccupazione, al di là dell’appartenenza politica: se nel corso di una guerra e di una pandemia, con una drammatica crisi energetica e un’inflazione in salita salta il governo, tutto è drammaticamente più difficile. Discutere di risorse per la sanità e di personale nei Pronto soccorso, di caro- prezzi che blocca i cantieri e di come mandare avanti il Pnrr diventa impossibile. Mi pare davvero che questa crisi non la capisca nessuno.

Col senno di poi, non sarebbe stato meglio eleggere Draghi per 7 anni al Quirinale?

È adesso che la politica si deve dimostrare responsabile, senza guardare al passato. Al Quirinale c’è la figura più autorevole per quel ruolo, lo stesso vale per Palazzo Chigi. Vedo che anche all’estero nessuno auspica una crisi tranne uno: Putin.

Vede uno scollamento ulteriore fra la politica e il Paese?

Sì. Se nel momento dell’emergenza, in cui il Paese in autunno rischia di restare al freddo senza gas, qualcuno mette avanti gli interessi elettorali di partito a quelli degli italiani, è la politica a perdere credibilità. Ha fatto benissimo il presidente Mattarella a parlamentarizzare la crisi: ciascuno si assuma pubblicamente la responsabilità dei propri comportamenti davanti agli italiani.

Non è che i partiti hanno in realtà paura di andare alle elezioni?

Nessuna paura, al contrario. A quel punto penso che il Pd dovrà presentare una proposta fortemente innovativa per ciò che serve all’Italia: completare la transizione ecologica tenendo insieme ambiente, lavoro e crescita sostenibile, contrastare le diseguaglianze, sanità pubblica, scuola di qualità e diritti. Tutti temi sui quali la destra ha, a mio parere, meno da dire.

La strada di un’alleanza con il M5s è ancora possibile o lo sarà solo con una leadership diversa da Conte?

Ora c’è una sola priorità: evitare la crisi e creare le condizioni perché Draghi possa proseguire. Ora occupiamoci di gas e di bollette, di redditi e di sanità. La politica serve a questo e confido che gli italiani, quando si voterà, daranno fiducia a chi si è occupato dei problemi reali, soprattutto nell’emergenza. In questi anni ho sempre riconosciuto ai 5 Stelle il percorso fatto verso posizioni progressiste ed europeiste. Ho lavorato bene con Conte presidente del Consiglio e in Emilia-Romagna, dove pure i 5s sono all’opposizione, collaboriamo spesso su temi importanti, come successo di recente sulle comunità energetiche rinnovabili. Non entro nel loro confronto interno, auspico solo che possano assumere una decisione di responsabilità. Altrimenti prenderemo definitivamente atto che abbiamo in testa due idee diverse di interesse generale.

Quali condizioni politiche vede per garantire la permanenza di Draghi?

C’è un solo modo: mettere Mario Draghi nelle condizioni di continuare a governare. Non si può certo pensare che accetti di navigare a vista: lui e il Paese, che non può certo permetterselo in questo momento.

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