venerdì 12 aprile 2024
Col ritrovamento del corpo dell'ultimo disperso i morti nell'incidente alla centrale di Bargi diventano sette. Adesso si procede alla ricerca delle cause
Recuperati i corpi di tutte le vittime, ora l'esame della «scatola nera»
COMMENTA E CONDIVIDI

Anche Vincenzo Garzillo è morto vicino a una delle turbine su cui ha lavorato tutta la vita. Col ritrovamento del cadavere dell’ultimo tecnico disperso nell’impianto di Bargi, sull’Appennino tosco-emiliano, ieri mattina, si è chiusa la prima fase dell’emergenza, quella in cui la priorità assoluta era recuperare i corpi dei sette tecnici uccisi dall’esplosione di martedì. Erano tra l’ottavo e il nono piano sottoterra, in questo grattacielo sommerso, dove ora l’acqua sta ricominciando a infiltrarsi in modo preoccupante. Garzillo era un super esperto, come i suoi colleghi impegnati al collaudo delle apparecchiature del gruppo due.

Ora tutto è fermo ma la centrale bolognese resta un presidio importante della produzione elettrica nazionale. Veniva attivata quando la rete aveva bisogno di ripartire, come ad esempio dopo un black out, oppure quando c’era bisogno di una quantità importante di energia in tempi molto rapidi per dare continuità alla rete.

La centrale di pompaggio che collega i laghi di Brasimone e Suviana non serve insomma a garantire la fornitura - quindi il suo stop non influirà sul bilancio nazionale - ma aveva il compito di far ripartire la rete elettrica in certe fasi critiche. Lo hanno chiarito i vertici di Enel Green Power ieri, facendo il bilancio delle operazioni insieme alla Protezione civile e rimarcando l’intenzione ferma di svuotare la centrale e riattivarla. «Non abbandoneremo Suviana» ha detto l’amministratore delegato Salvatore Bernabei. Peraltro, il recovery, il recupero, della struttura implica delle attenzioni ambientali: l’acqua riversatasi all’interno della centrale tra il settimo e il nono piano sotterranei è inquinata di idrocarburi e il lago è il bacino idropotabile di Bologna. Tuttavia, Arpa ha chiarito che non ci sono dispersioni preoccupanti nel lago di Suviana e neanche di amianto nell’aria.

La giornata di ieri è stata dedicata ad aggiornare definitivamente il triste bilancio di morti e feriti. Sette i primi, sette i secondi. Un operaio dei 15 presenti al momento del disastro è uscito illeso da questo incidente. Tre ricoverati sono in condizioni critiche. Bernabei ha ringraziato tutti per l’impegno profuso in questi giorni, passati a cercare senza requie i cadaveri delle sette vittime. E ha commentato, «la parola d’ordine è stata umanità».

La difficile azione di recupero svolta dai vigili del fuoco

La difficile azione di recupero svolta dai vigili del fuoco - Ansa

Il ritrovamento dei corpi si salda con la ricostruzione dei fatti: non tutte le vittime, si è saputo infatti, sono stati trovate lungo la via di fuga, ma al loro posto di lavoro, come se taluni operai fossero impegnati nel tentativo estremo di governare l’emergenza. I Vigili del fuoco paiono convinti che l’evento non sia stato improvviso. Probabilmente l'esplosione è partita dall'alternatore all'ottavo piano e non dalla turbina al nono.

Si tratta di una macchina di 140-150 tonnellate che viaggia a 370 giri al minuto grazie a dei cuscinetti, unico punto in tutta la centrale dove c'è olio lubrificante. Per conoscere la dinamica del disastro si interrogherà la scatola nera dell’impianto idroelettrico, che si trovava ai piani superiori ed è stata già acquisita dai magistrati bolognesi. Le speranze che si appuntano sul contenuto del sistema Scada di supervisione e controllo sono molte.

«Ci sono tante possibili cause per il disastro di martedì pomeriggio - ha commentato infatti Bernabei - ma in questo momento non possiamo fare ipotesi. Se il sistema avrà registrato qualcosa quell'analisi potrà essere utile per capire le cause, perché altrimenti attualmente non è davvero possibile capire che cos'è successo».

La Procura nominerà i tecnici incaricati della perizia e loro si muoveranno anche nella struttura quando le idrovore l’avranno svuotata. I magistrati ovviamente ascolteranno anche i testimoni e ieri sono iniziate le ispezioni esterne e gli esami post mortem, anche con tac, sulle salme dei primi tre operai estratti. Si analizzerà («senza pregiudizi» è stato specificato in Procura) la catena di appalti e subappalti che ha caratterizzato il lavoro di manutenzione, per capire se siano state rispettate tutte le normative sulla prevenzione degli infortuni.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: