lunedì 3 luglio 2023
«Con Rassemblement national e con Afd nessuna intesa». La Lega reagisce. Grandi manovre in vista del voto europeo. Meloni mercoledì a Varsavia per lavorare al patto Conservatori-Popolari
Salvini flirta con Le Pen, Tajani lo gela

Ansa

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È una partita a scacchi. Matteo Salvini muove e si prepara a un nuovo confronto in videoconferenza con Marine Le Pen, esponente di spicco del Rassemblement national (partito di estrema destra francese) per costruire un’alleanza allargata di tutte le forze alternative alla sinistra in Europa. Antonio Tajani gioca però d'anticipo e gela il leader della Lega: «Per noi è impossibile fare qualsiasi accordo con Alternative fur Deutschland e con il partito della signora Le Pen. Io personalmente ho dato vita quando sono stato eletto Presidente del Parlamento europeo a un accordo tra Conservatori, Popolari e Liberali... Questo è l'accordo sul quale puntare». Due progetti si fronteggiano. Salvini guarda con sospetto l'asse Tajani-Meloni e prova a sfidarli. Con Marine Le Pen è un "faccia a faccia" strategico in vista delle elezioni Europee in programma nel giugno del prossimo anno. Consultazioni decisive, che rappresenteranno un vero e proprio test per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ed uno spartiacque naturalmente per l’Unione europea, retta dal 2019 dalla maggioranza cosiddetta Ursula, che coinvolge socialdemocratici e popolari, e che esclude le forze politiche sovraniste. Dicevamo due progetti. Tajani vuole un'Europa a guida Ppe e sogna una sezione italiana del Partito popolare europeo con meloni e anche con Salvini. E infatti dice chiaro: «La Lega è cosa ben diversa... Saremmo lieti di avere la Lega parte di una maggioranza, ma senza Le Pen e Afd». Nella grande partita a scacchi c'è un terzo giocatore: Giorgia Meloni. C'è chi legge il tentativo di Salvini di spostare l'asse verso destra anche come una sfida alla premier impegnata invece a rafforzare la linea del dialogo tra Conservatori e Popolari proprio al centro del seminario al quale parteciperà a Varsavia mercoledì prossimo. Per ora Palazzo Chigi non commenta e lascia al ministro degli Esteri Tajani il compito di bloccare la strada alle manovre del capo della Lega. ma intanto la Lega ruggisce: «Davvero l'amico Tajani preferisce continuare a governare con Pd, socialisti e Macron? La Lega lavora per cambiare la maggioranza in Europa e dare vita, finalmente, a un progetto di centrodestra unito, capace di dare risposte concrete ai cittadini dopo anni di mal governo delle sinistre. Non è il momento dei diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo, tanto più se questo arriva da chi fino a oggi è stato a braccetto di Pd e socialisti in Ue». Una partita a scacchi che Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Pd, spiega così: «Buona parte del dibattito politico ruota intorno alla maggioranza che dopo le elezioni eleggerà il prossimo Presidente della Commissione Ue: quorum richiesto la maggioranza assoluta. Si vota a scrutinio segreto, quindi, tenendo conto di franchi tiratori, le alleanze devono partire da una cifra di sicurezza intorno a 400 eletti. Europe Elects pubblica periodicamente la composizione del futuro Parlamento sulla base dei risultati dei sondaggi. È del tutto ovvio che la prossima maggioranza dovrà essere politicamente ampia almeno quanto l'attuale, coinvolgendo per forza i due gruppi maggiori, Popolari e Socialisti, ma anche altri gruppi minori. In questo scenario di frammentazione e di indebolimento del Ppe è probabile che ci sia anche qualche gruppo nazionale oggi fuori dalla maggioranza, come Fdi, che debba entrare, a prescindere dal gruppo europeo di cui fa parte oggi».


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