mercoledì 18 maggio 2016
D'Ascola (Area popolare): «Su questo tema per noi capitolo chiuso Maternità surrogata? Nuovo giro di vite»
COMMENTA E CONDIVIDI
ROMA «Per noi di Area Popolare quello sulle adozioni è un discorso chiuso con l’accordo sulle unioni civili». Nico D’ascola, avvocato penalista, presidente della commissione Giustizia del Senato ha partecipato, per Ap, alla stesura finale del testo che ha portato all’intesa nella maggioranza. E, sull’utero in affitto, è fra i firmatari di una proposta per rendere più incisivo il divieto contenuto nella legge 40: «Solo rendendolo perseguibile anche all’estero, si potrà interrompere questo aggiramento che avviene ormai alla luce del sole». È davvero convinto che questo no all’adozione reggerà alla prova dei fatti? Nel testo delle unioni civili è stato escluso ogni riferimento alla legge sulle adozioni, la 184 del 1983. Nel testo iniziale il divieto era riferito solo alle adozioni ordinarie, il che implicitamente le consentiva nei cosiddetti casi speciali. Eliminando ogni riferimento alla legge sulle adozioni è stato invece introdotto un divieto assoluto. Il riferimento aggiunto alle «leggi vigenti in materia di adozione» fa dire a molti che l’adozione resta possibile. Hanno preteso l’inserimento di questa espressione, ma se la legge sulle adozioni e- sclude le adozioni la giurisprudenza non potrà mai consentire quanto vietato dalla legge. Nessuna adozione sarà possibile in un contesto di unioni civili. Il cardinale Bagnasco vede fughe in avanti già palesi. Non credo che Bagnasco volesse dire che la legge sulle unioni civili autorizza le adozioni. Parla di sovrapposizioni con il matrimonio. Noi abbiamo, per questo, chiesto il riferimento esplicito all’articolo 2, sulle formazioni sociali, e non al 29. Restano 32 rimandi al matrimonio, è vero, ma su mia proposta è stato specificato che esse valgono al «sol fine di assicurare l’effettività dei diritti»: si fa uso di norme del matrimonio, insomma, ma restando fuori da questa sfera giuridica. Poi abbiamo aggiunto il no all’obbligo di fedeltà, che non è stato compreso, ma è la base della presunzione di paternità. Nulla quindi è stato conservato dell’idea di procreazione o genitorialità. C’è chi non la pensa così. Bagnasco dice che le cautele introdotte potrebbero non bastare. La mia interpretazione, in assoluta buona fede, è un’altra. Poi, certo, in giurisprudenza è difficile fare previsioni assolute, specie di fronte a corti sovranazionali. Ora però c’è la riforma delle adozioni. Abbiamo detto chiaro che non siamo disponibili a riproporre il tema sulle unioni civili. Non c’è alcuna disponibilità a fare della riforma delle adozioni il cavallo di Troia per riaprire la questione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: