martedì 19 aprile 2016
​Il ministro della Giustizia agli Stati generali dell'esecuzione penale: il carcere deve preparare al reinserimento. L'intervento di Bagnasco
VIDEOMESSAGGIO Checco Zalone: a tutti i detenuti auguro una presta libertà...
Orlando: «Più pene alternative alla detenzione»
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​Un anno di percorso, 7 mesi di lavori ai Tavoli, due giorni per sintetizzare criticità e proposte sulla funzione rieducativa della pena. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, artefice dell'ambiziosa rivoluzione chiamata Stati generali sull'esecuzione penale, in corso ieri e oggi a Rebibbia, ha fatto oggi un bilancio, dettando tempi e modi del nuovo volto del carcere. Cambiamento: i tempi sono maturi"I tempi sono maturi per entrare nel vivo di una riforma. Si è acclarata in modo corale l'esigenza di un cambiamento profondo del modello di esecuzione della pena: più pene alternative e carcere organizzato in modo diverso. Un carcere isolato, un carcere che rompe i rapporti con l'esterno è un carcere che in qualche modo si colloca fuori dal contesto sociale, che deresponsabilizza, fa regredire le persone anzichè aiutarle in un percorso di riabilitazione e di reinserimento: quindi è un carcere che non conviene alla collettività perchè anzichè garantire sicurezza rischia di generare recidiva che è un po' il dato dal quale siamo partiti.Sono venute fuori molte indicazioni e soluzioni ma il primo puntofondamentale sul quale dobbiamo lavorare è il coinvolgimento eil rapporto con l'opinione pubblica che molto spesso è sottoposta a sollecitazioni: il carcere viene usato come strumento di propaganda e di paura. Noi dobbiamo spiegare che sì, il carcere è necessario, serve a realizzare sicurezza ma a patto che sia un carcere nel quale il tema non è solo segregare ma ricostruire un percorso che sia la condizione per una reintegrazione sociale. Conviene ai detenuti ma conviene soprattutto alla società perchè abbiamo bisogno di carceri che siano strumenti contro il crimine non scuole di formazione per la criminalità pagata dai contribuenti".VIDEOMESSAGGIO Checco Zalone: a tutti i detenuti auguro una presta libertà... / GUARDAAzioni concrete"Un altro punto che è emerso con grande rilevanza nella discussione è questo: non bastano le norme, servono le prassi, servono i moduli organizzativi e serve anche un cambiamento di carattere culturale che credo sia iniziato proprio con questa discussione. Non ci illudiamo che tutto si risolva qui, c'è molto altro lavoro da fare. Bisogna riorganizzare il modo in cui vengono utilizzate le risorse: molte risorse sono impiegate sul fronte degli strumenti di segregazione mentre se la gente fosse più impegnata a lavorare, fare delle cose, studiare probabilmente l'elemento della segregazione sarebbe meno centrale. Per questo bisogna cambiare un po' le figure professionali che girano intorno al carcere o almeno gli equilibri nei rapporti numerici tra questi, anche pensando a un ruolo diverso e a una evoluzione della polizia penitenziaria".I tempi"La delega vorremmo esercitarla all'indomani del voto del Parlamento quindi mi auguro entro l'anno. Sul resto si tratta di fare alcuni primi passi subito: riunirò nei prossimi giorni i coordinatori dei 18 tavoli per individuare gli interventi che si possono realizzare immediatamente. Poi questo lavoro va consegnato al Parlamento e anche ai governi che verranno". Il ministro Giannini: in carcere si deve riprendere il filo della coscienza
Le carceri "non possono essere solo un luogo dove si sconta un reato ma devono diventare un luogo in cui si riprende il filo della propria coscienza". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini intervenendo agli Stati generali dell'esecuzione penale, sottolineando l'impegno "gigantesco" preso insieme al ministro della Giustizia Andrea Orlando. "Noi - ha detto - abbiamo un impegno gigantesco deinostri due ministeri, ci siamo ispirati all' articolo 27 della Costituzione che recita che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato e all'articolo 34 che dice che la scuola è aperta, il che significa dare agli educatori anche una missione speciale nei luoghi di detenzione".
Giannini ha ricordato che sono 1.200 gli insegnanti che lavorano nelle carceri, "che ringrazio uno ad uno per il lavoro difficile che fanno. Il diritto allo studio - ha spiegato - è un diritto per tutti e sempre, e questa cosa detta qui a Rebibbia significa dare una prospettiva, fare vedere una luce ai singoli e alla società".
"Il carcere - ha ribadito Giannini - non può e non deve restare luogo di separazione ed esclusione dal resto della società, questo è un cambiamento culturale da portare avanti, una cosa che non può fare un solo ministro o i soli operatori della giustizia. Servono quindi azioni molto concrete: a giorni - ha annunciato il ministro - lanceremo un bando con il ministero della Giustizia con risorse specifiche per il coinvolgimento di 1000 giovani tra 15-25 anni in condizione di misure di restrizione, che saranno formati professionalmente per riallacciare il filo con la vita. Intendiamo continuare su questa strada con una sigla formale il 23 maggio a Palermo nell'aula bunker, un grande programmaspeciale per istruzione e formazione nei penitenziari italiani".
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