giovedì 6 febbraio 2025
La senatrice a vita in Stazione Centrale a Milano per il ricordo della deportazione ad Auschwitz. «Quel genocidio era preparato». Il rabbino Arbib: «Noi ebrei percepiamo ancora oggi un pericolo»
Liliana Segre al Memoriale in Stazione Centrale di Milano

Liliana Segre al Memoriale in Stazione Centrale di Milano - Ipa-agency.net

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Dal Binario 21 Liliana Segre lancia un nuovo appello. «Spero oggi arrivi questo grido: pace» dice, concludendo il suo intervento in occasione del ricordo della deportazione dalla stazione di Milano nel 1944. «Nessuno, quando eravamo a bordo di quel treno, ci ha mai guardato o dato un pezzo di pane» ha detto Segre, facendo ancora una volta memoria del dramma della Shoah. La solitudine, la paura per l'ignoto, la separazione dagli affetti e poi l'esperienza dell'odio indicibile. «Quando oggi si parla di genocidio con o senza punto di domanda, io ho visto come funzionava il genocidio era preparato, non improvvisato. Era preparato a tavolino». La senatrice a vita è poi tornata sulle parole pronunciate in occasione della Giornata della Memoria in una scuola di Roma. «Ho parlato di accoglienza dell’altro, che non dovrebbe mai mancare - ha sottolineato -. La mia non è una ricetta semplicista, non è dire un utopistico "accogliamoli tutti". Non possiamo farci abbindolare da chi specula sull’odio. Per questo chiedo non una generica pace, ma la scelta di una vera convivenza».

Non è mancato poi un riferimento alla condizione di tante piccole vittime. «Ci sono bambini che in tante parti del mondo sono coinvolti nelle guerre. I bambini sono sacri e non devono essere toccati» ha detto la senatrice a vita. Questo «in Sudan come in Israele, in Congo come in Palestina, in Ucraina come nel Corno d'Africa - ha aggiunto Segre -. La morte inflitta ai bambini pesa come macigni nelle nostre coscienze di esseri umani e ci fa provare quella vergogna che disse Primo Levi».

Durante l'incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Comunità ebraica di Milano e dal Memoriale della Shoah di Milano è intervenuto anche il rabbino capo di Milano, Rav Alfonso Arbib. «Noi percepiamo un pericolo in questo momento, e bisogna che tutti lo percepiscano. Dobbiamo capire che c'è un pericolo» ha detto il rabbino, parlando del risorgente sentimento di antisemitismo, diffusosi ancora di più dopo i fatti del 7 ottobre 2023.

A Segre, in apertura, era arrivata la solidarietà della Comunità di Sant'Egidio. «Noi tutti sentiamo che la Shoah rappresenta una lezione e un monito di portata universale che ci richiama al valore prezioso della convivenza tra diversi, senza la quale non c'è pace né democrazia» ha evidenziato Elisa Giunipero, della Comunità di Sant'Egidio. «A Liliana e a quanti subiscono attacchi antisemiti vanno tutta la nostra vicinanza e la nostra solidarietà» ha concluso.

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