sabato 16 marzo 2019
Imane Fadil uccisa da «un mix di sostanze radioattive». Escluso l’incidente. Si indaga per «omicidio» Era stata fra le uniche tre ragazze a denunciare le «cene eleganti»
Al momento gli inquirenti escludono l’ipotesi di un suicidio. Gli esami tossicologici riportano la presenza di sostanze nocive da identificare. Il decesso dopo un mese di agonia Imane Fadil durante un’udienza del processo Ruby Ter

Al momento gli inquirenti escludono l’ipotesi di un suicidio. Gli esami tossicologici riportano la presenza di sostanze nocive da identificare. Il decesso dopo un mese di agonia Imane Fadil durante un’udienza del processo Ruby Ter - Fotogramma

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«Imane Fadil - Omicidio volontario». È questa l’intestazione del fascicolo aperto dalla Procura. La modella marocchina, testimone chiave nei processi Ruby che vede tra gli imputati Silvio Berlusconi, è morta per un «mix di sostanze radioattive». È quanto emerge dai primi esiti degli esami tossicologici disposti do- po il decesso della giovane modella, morta l’1 marzo scorso, dopo un mese di agonia all’Humanitas di Milano. Imane era una delle sole tre ragazze che, in aula e prima ancora nell’ufficio di Ilda Boccasini, aveva raccontato nei dettagli le «cene eleganti» di Arcore.

Dell’avvelenamento è stata lei a parlarne sin dal momento del ricovero d’urgenza all’Humanitas, dove «una équipe multidisciplinare che ha messo in campo - spiega l’ospedale – ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, compresi tutti gli approfondimenti diagnostici richiesti dai curanti».

Strazianti dolori al ventre, avrebbe raccontato l’amico con cui divideva la casa. Era il 29 gennaio e dal pronto soccorso finì immediatamente nel reparto di terapia intensiva, poi in rianimazione. «Un calvario» lungo mese, ha detto il procuratore capo Francesco Greco. Il certificato di morte attesta che il decesso è avvenuto il primo marzo, ma «non dà una diagnosi certa sulle cause e neppure dalla cartella clinica emerge alcuna malattia specifica». I medici, alcuni dei quali già sentiti dalla Procura, non avrebbero detto molto di più. Ma è sempre il procuratore Greco a dire che, sin dai primi malori, già prima del ricovero, la ragazza sospettò d’essere stata avvelenata.

«Aveva tutti i sintomi tipici: dal mal di pancia al gonfiore ai dolori», raccontano gli inquirenti. E del veleno, che per lei era più che un timore, aveva parlato soprattutto col fratello e con gli amici che erano riusciti a sentirla mentre era in clinica. «Certamente una una vicenda seria», insiste ancora Greco. La ragazza ne aveva certamente parlato con il suo avvocato Paolo Sevesi ,che si trincera dietro il segreto professionale, quello istruttorio e il rispetto per la famiglia, ma conferma di aver continuato sempre a seguire e a sostenere la sua cliente.

E ci sono pochi dubbi che sia stato lui a informare una settimana fa la Procura, costretta ora a inseguire e raccogliere tutti gli elementi possibili. La prima risposta spetta all’autopsia che il pm Siciliano ha già assegnato e agli esami del sangue. Le prime risposte, sul «mix di sostanze radioattive», dovranno poi essere corroborate dall’esame di altri reperti, come gli indumenti che la ragazza aveva al momento dei ricovero e i pochissimi oggetti personali trovati nell’ultima casa. Una risposta si cerca anche nelle bozze di un libro-diario, che Imane Fadil avrebbe voluto pubblicare, nel quale prometteva di raccontare anche i tentativi per farla recedere dalla sua pozione accusatoria. Dalla procura reagiscono con cautela alle prime notizie, ma altre fonti riferiscono che a uccidere la donna sarebbe stato un mix di sostanze radioattive che non si trovano in commercio, in quantità tale da escludere una contaminazione accidentale. Aveva 23 anni quando conobbe l’ex Cavaliere.

Alta, di una naturale eleganza, era allora per tutti «la modella marocchina». Per 8 volte partecipò alle serate di Arcore. In tutti i processi, anche in quelli per Lele Mora e Emilio Fede (sempre condanna-ti), le sue testimonianze sono state sempre puntuali. Ma non ha mai volutamente infierito. Ha raccontato invece solo la volgarità degli spettacoli nei dopo cena. Non si è neanche mai rammaricata dell’assoluzione finale di Silvio Berlusconi. Nell’ultimo processo che vede il patron del Biscione imputato insieme a tutte le ragazze (le 29 'olgettine') e altri ospiti per corruzione in atti giudiziari, la sequela di false testimonianze in fotocopia, Imane aveva chiesto di costituirsi parte civile. Voleva essere risarcita per le sofferenze fisiche e morali subite, per i danni irreparabili alla sua immagine e alla sua carriera.

Ma la sua richiesta, con il corollario dell’allontanamento dall’aula, fu subito respinta. «È stato per lei un colpo duro. Era profondamente rattristata, ma - precisa – men che mai depressa ».

AGGIORNAMENTO DEL 18 SETTEMBRE 2019

Caso Ruby: da archiviare la morte di Imane Fadil
Stroncata dall'aplasia midollare, malattia rara scoperta tre giorni prima di morire alla clinica Humanitas di Rozzano, nel milanese. L'ipotesi, poi smentita, era avvelenamento con sostanze radioattive o metalli pesanti. Si chiude con la richiesta di archiviazione l'indagine per omicidio volontario sul caso di Imane Fadil, modella marocchina e teste chiave del processo Ruby.

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