lunedì 6 luglio 2015
Decreto del prefetto per «fatti gravi. Conoscevano Mafia Capitale». (A. M. Mira)
SECONDO NOI Ora la palla passa alla "buona" cooperazione
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Commissariato il gruppo "La Cascina", con tutte le sue cooperative, comprese quelle del consorzio "Casa della solidarietà", coinvolte nell’inchiesta "Mafia Capitale". Tutte raggiunte da interdittive antimafia. Lo ha deciso il prefetto di Roma, Franco Gabrielli con un decreto pubblicato due giorni fa che nomina amministratori straordinari Raffaele Ferrara e Antonino Ilacqua. Non solo per Roma ma per tutto il territorio nazionale, «in virtù della gravità dei fatti oggetto di indagine e delle particolari esigenze di tutela della legalità». Provvedimento atteso, dopo che uno analogo era stato preso per le cooperative legate a Salvatore Buzzi e dopo la nuova ondata di arresti del 29 maggio che aveva colpito proprio i responsabili delle società ora commissariate. Nel decreto di Gabrielli si citano ampiamente le due ordinanze della procura di Roma dalle quali, si legge, «emerge che i soggetti indagati, operanti per conto delle società del "Gruppo La Cascina", fossero perfettamente a conoscenza dell’organizzazione "Mafia Capitale" - organizzazione mafiosa che usa la corruzione per entrare nella politica e nell’economia - e ben introdotti nella stessa, considerati i reiterati rapporti con Salvatore Buzzi, con il quale, dal tenore delle intercettazioni telefoniche, si rileva un rapporto solidale di cointeressenze d’affari».Proprio per questo, come aveva anticipato ad Avvenire il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffeale Cantone, dopo gli arresti di più di un mese fa, sono scattati i "provvedimenti interdittivi", le cosiddette "interdittive antimafia", che si applicano in presenza di infiltrazioni mafiose. Anche queste firmate da Gabrielli, hanno raggiunto la Cooperativa di lavoro La Cascina; La Cascina global service; Vivenda Spa; il Consorzio di cooperative sociali Casa della solidarietà costituito da Domus caritatis, Mediterranea onlus, Osa Mayor onlus, Tre Fontane. Fanno automaticamente bloccare i rapporti con la Pubblica amministrazione, ma le recenti norme anticorruzione e le Linee guida dell’Anac hanno introdotto delle nuove procedure, ricorda il prefetto, «al fine di scongiurare che l’adozione di provvedimenti inibitori nei confronti delle imprese, si riverberino sulla conclusione di opere già avviate, ovvero sulla efficienza e la continuità di servizi o forniture in atto, tenendo presenti anche le conseguenze sui livelli occupazionali e sull’integrità dei bilanci». Procedure, ad esempio, applicate per l’Expo, per far terminare i lavori a imprese finite sotto inchiesta. E questo ora vale ancor di più per Roma (ma non solo), dove La Cascina, dopo l’accordo col Consorzio Casa della solidarietà, «opera nel settore sanitario, dell’emergenza sociale, dell’assistenza ai minori, dell’immigrazione e dei servizi alla persona fornendo prestazioni nei confronti di comunità di soggetti con fragilità, nei confronti dei quali tali prestazioni non possono essere interrotte».L’intervento di Gabrielli, diversamente da quello del prefetto di Catania che ha riguardato solo gli appalti per il Cara di Mineo, fa riferimento alle attività del Gruppo su tutto il territorio nazionale. E quindi, si legge ancora, «la risoluzione dei contratti in essere avrebbe ricadute gravi e diffuse sia sulla continuità di servizi e funzioni indifferibili (servizi socio-assistenziali prestati quotidianamente nei confronti di 12mila assistiti, 37 milioni di pasti erogati annualmente), sia sulla situazione occupazionale di un elevatissimo numero di lavoratori complessivamente impiegati (7.600)». Anche se, precisa il prefetto, sarà necessario «selezionare i contratti la cui prosecuzione o conclusione sia ritenuta urgente e necessaria». E in questo collaborerà l’Anac che già ha confermato come strada da seguire quella della gestione straordinaria, cioè il commissariamento, non bastando «le pur apprezzabili iniziative intraprese dagli operatori economici coinvolti, quali il rinnovamento della governance, l’adozione di un modello organizzativo e di un codice etico, e la revoca delle cariche nei confronti dei soggetti coinvolti nelle indagini penali». I commissari, precisa Gabrielli, si occuperanno «esclusivamente» degli appalti in corso di esecuzione o di completamento, e l’utile di impresa «sarà accantonato in un apposito fondo».
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