lunedì 25 febbraio 2019
Volevano saltare la fila: il 1° maggio 2018 picchiarono una disabile e il titolare dell'esercizio, perché avevano protestato, poi devastarono il locale. Riconosciuta l'aggravante mafiosa.
Un momento dell'arresto di Antonio Casamonica

Un momento dell'arresto di Antonio Casamonica

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Il tribunale di Roma ha condannato a 7 anni di reclusione Antonio Casamonica per l'aggressione in un bar della Romanina, periferia Sud Est della Capitale, avvenuto il 1° primo aprile dell'anno scorso. Lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso i reati contestati dal pm Giovanni Musarò. La procura aveva chiesto una condanna a 7 anni e 4 mesi. Antonio Casamonica e suo cugino Alfredo Di Silvio, legati al clan Casamonica, il giorno di Pasqua avevano aggredito una ragazza portatrice di handicap, rea di avere protestato perché i due avevano saltato la fila alla cassa. Malmenato anche il proprietario del bar, cittadino romeno di 39 anni, il cui esercizio commerciale era stato poi devastato.

Oltre ai 7 anni di reclusione, i giudici hanno dichiarato Casamonica interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena. Il tribunale ha disposto nei suoi confronti la misura della libertà vigilata per 3 anni una volta espiata la condanna. L'imputato dovrà pagare risarcimenti per complesssivi 120 mila euro: 60 mila all'invalida civile vittima dell'aggressione, 40 mila al titolare del bar e alla moglie, 5 mila in favore della Regione Lazio e altri 20 mila euro alle altre parti civili. Urla in aula alla lettura sentenza dai parenti del condannato: «Vergognatevi, siete schifosi, questa Italia fa schifo». Invitati dai carabinieri a lasciare l'aula, alcuni familiari di Casamonica hanno rivolto insulti e minacce anche ai giornalisti: «Guai a voi se pubblicate le nostre foto».

Per la stessa vicenda il 15 ottobre scorso erano state già condannate tre persone, tutte appartenenti al clan Di Silvio, che hanno optato per il rito abbreviato. Il gup Elvira Tomaselli ha condannato a 4 anni e 10 mesi Alfredo, a 4 anni e 8 mesi suo fratello Vincenzo e a 3 anni e due mesi il nonno, Enrico. Il giudice, anche in quel caso, ha riconosciuto l'aggravante mafiosa.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il giorno di Pasqua 2018 Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio entrano nel locale con la pretesa di passare avanti ad altri clienti. Insultano il titolare, urlandogli «rumeno di m. ». In fila con loro c'è Simona Rossi, che risponde agli insulti dicendo loro che «se non apprezzano il servizio potevano cambiare bar». I due le strappano e rompono gli occhiali, poi la spingono contro un muro e la colpiscono con ferocia, armati di una cintura, mentre lei implora pietà e gli altri presenti non reagiscono, pietrificati dal terrore. Prima di lasciare il locale altre urla contro la vittima: «Se chiami la polizia ti ammazziamo». Dopo mezz'ora Alfredo Di Silvio torna in compagnia del fratello Vincenzo: i due aggrediscono a colpi di bottiglia il barista "colpevole" di non essersi occupato con solerzia di loro. Poi devastano il bar, intimando al titolare di chiudere e gridando: «Qui comandiamo noi, fai quello che ti diciamo o ti ammazziamo!». Dopo qualche giorno i titolari del bar trovano il coraggio di denunciare. E a intervenire con minacce arriva il nonno dei due Di Silvio, Enrico.

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