mercoledì 12 marzo 2025
L'Eurocamera approva la risoluzione sul Libro bianco per la difesa Ue, anticamera del ReArm Eu. Ma 11 dem si astengono. FdI si smarca per la prima volta sull'altra risoluzione, di sostegno a Kiev
Riarmo, voto spacca Italia. Maggioranza divisa, Pd dilaniato fra sì e astenuti

Ansa

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Il voto di Strasburgo per la risoluzione sul Libro bianco Ue per la difesa palesa la doppia frattura degli eurodeputati italiani, divisi in maggioranza (con la Lega che si smarca da FdI e FI) e nel centrosinistra, con la pattuglia dem dilaniata da più della metà degli astenuti. Un risultato, quello interno al Pd, che vale poco più di una fronda rispetto al voto totale dei Socialdemocratici, ma assume peso specifico assai maggiore nel partito.

Il testo, che sostanzialmente dà il disco verde al piano Von der Leyen per il riarmo dei 27, è passato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti (su un totale di 669 votanti). Tra i sì si conta la grandissima maggioranza dei Popolari e dei Socialisti (tra cui 10 italiani del Pd). Ci sono poi i Liberali, i Verdi e una larga parte dei Conservatori. Contrari i Patrioti (di cui fa parte anche la Lega), una minoranza di Ecr (per lo più i polacchi in dissenso da Giorgia Meloni) e dei Verdi e la Sinistra (dove militano il M5s e Si).

Come detto è la delegazione dem, la più numerosa di S&D, a registrare la spaccatura più evidente, con 10 voti a favore (Bonaccini, Decaro, Gualmini, Gori, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli, Topo) e 11 astensioni (Annunziata, Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, Zingaretti). Una divisione che riflette le convinzioni personali di molti deputati, ma forse anche la postura non del tutto definita assunta da Elly Schlein. E le dichiarazioni post voto della stessa segretaria confermano l’incertezza della linea del Nazareno: «Oggi al Parlamento Ue si votava una risoluzione con molti punti che condividiamo, ma che dava anche appoggio al piano RearmEU cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla». Dalla sua la leader dem ha l’ascoltatissimo Goffredo Bettini, convinto che l’astensione dei 10 democratici sia stata «un atto di coraggio da valorizzare e difendere fino in fondo». Ma resta l’irritazione dell’ala riformista, che ora pretende un confronto interno al partito: «Gli eventi che stanno radicalmente mutando lo scenario internazionale richiedono a tutti una seria e approfondita analisi a cui il Pd non può sottrarsi - è il ragionamento di Piero Fassino -. È necessario un confronto fondato sulla consapevolezza che il posizionamento internazionale di un partito ne definisce identità, profilo e credibilità». Fassino non è il solo ad aver sollevato perplessità. Ieri, tra gli altri, lo hanno fatto anche Sandra Zampa, Gianni Cuperlo e Marianna Madia. Marco Tarquinio, invece, ha chiarito di essersi astenuto per «sostenere la linea della segretaria», mentre per Nicola Zingaretti (altro astensionista e capo delegazione del Pd) l’importante è che «nessuno abbia votato contro la risoluzione». Laura Boldrini è andata oltre, dicendosi «meravigliata» che non si sia astenuto tutto il partito e Beppe Provenzano ha difeso anche lui l’impostazione di Schlein. È solo un anticipo della discussione interna che attende il partito e che a questo punto potrebbe anche avere serie ripercussioni sulla leadership attuale.

Il gruppo del Pd ha però votato convintamente l’altra risoluzione messa al voto a Strasburgo, quella sul sostegno a Kiev, che tra i dem ha visto solo l’astensione ancora di Tarquinio e di Cecilia strada. In questo caso neanche FdI ha partecipato alla chiama ed è stata la prima volta per quanto riguarda l’appoggio all’Ucraina. Segno di un’indicazione chiara arrivata da Meloni, che potrebbe avere a che fare con il lavoro diplomatico portato avanti dalla premier sull’asse Roma-Washington e che fa il paio con il “no” alla videoconferenza dei “volenterosi” proposta dal premier inglese Keir Starmer.

Alle due risoluzioni si è aggiunto l’emendamento orale presentato dal Ppe e approvato dall’Eurocamera per alzata di mano. Una proposta con cui il Parlamento europeo ha «accolto con favore» la dichiarazione congiunta dell’Ucraina e degli Stati Uniti a seguito dell’incontro delle rispettive delegazioni in Arabia Saudita, e che include la ripresa dell’assistenza militare statunitense e della condivisione di informazioni di intelligence, oltre a una proposta di accordo per un cessate il fuoco di 30 giorni.


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