mercoledì 14 maggio 2025
Nota congiunta Pd-M5s-Avs per aderire alla manifestazione della Cgil del 19 maggio per spingere al voto. Lollobrigida: io resto a casa. L'Agcom striglia Rai e media: informare sui quesiti
Referendum, opposizioni in piazza contro l'invito del governo all'astensione

ANGELO CARCONI

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La scelta delle opposizioni è chiara: fare leva sugli inviti all’astensione sui referendum lanciati da governo e maggioranza per mobilitare chiunque voglia mandare un messaggio a Meloni e alla destra. E provaare a trasformare le sortite di La Russa di qualche giorno fa, e quelle di Lollobrigida di ieri, in un boomerang. Obiettivo: se non agguantare il difficile quorum del 50 per cento di affluenza, quantomeno avvicinarsi a percentuali “blu”, di quelle che mettano sulla difensiva l’esecutivo. Evitando di consegnare a Palazzo Chigi e ai partiti di governo la possibilità di attaccare sulla pelle dei promotori dei quesiti lo stigma del “flop”.

Così si spiega la nota congiunta siglata dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal presidente M5s Giuseppe Conte e dai leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, lanciata ieri pomeriggio: «La maggioranza di governo - dicono i quattro capipartito del centrosinistra - ha aperto una campagna che intossica il dibattito sui referendum dell’8 e 9 giugno. L’invito ad astenersi e rimanere a casa mina la salute della nostra democrazia, già pesantemente provata da politiche liberticide e repressive». Per i leader della minoranza, quella del centrodestra è una «sprezzante esortazione al disinteresse per le questioni pubbliche che incidono sulla vita quotidiana di tutti i cittadini». Insomma, gli inviti all’astensione sono «pericolosi e irresponsabili, un atto di sabotaggio antidemocratico». Questo dà l’opportunità a Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni di annunciare la presenza in piazza, lunedì pomeriggio a Roma, alla “maratona” per la partecipazione al voto convocata dalla Cgil. Perché, concludono i leader, «contrastare la deriva» dell’astensionismo è un imperativo morale a cui la politica non può e non deve sottrarsi».

Come spesso accade, dunque, quando dal “campo largo” si sfilano Renzi e Calenda gli altri tre partiti, Pd in testa, più facilmente si allineano con la Cgil e con il segretario confederale Maurizio Landini. Per Schlein, poi, il legame forte sui sì con M5s e Avs è anche una risposta politica ai riformisti che sui referendum le stanno dando filo da torcere. La scelta finale della minoranza interna dem, spiegata dalla vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, è ritirare e votare sì solo su due schede, quelle riguardanti la riduzione dei tempi per la cittadinanza e la responsabilità sui subappalti. Sui tre quesiti che smantellano il Jobs act di renziana memoria, i dem che provengono da quella stagione non contribuiranno al raggiungimento del quorum. La sfida nel Pd è dunque a viso aperto, e dunque Schlein ha bisogno di alzare i toni per incassare un’affluenza significativa.

La decisione dei leader di opposizione è arrivata dopo la presa di posizione del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, secondo i quali «molti dei quesiti sembrano un Congresso del Pd più che un referendum. Noi - dice il ministro - stiamo lavorando per affrontare con proposte all’interno del Parlamento tutti i temi che vengono citati, dalla cittadinanza fino alla riforma del lavoro, senza tornare indietro». Dunque, conclude, «rispetteremo la libertà dei cittadini di scegliere se andare o non andare a votare. Io personalmente non lo farò».

In realtà le opposizioni aspettavano che, dopo La Russa e Tajani, fosse Meloni a pronunciarsi. Ma Lollobrigida, tra i ministri più vicini, è altamente indicativo dell’umore interno a governo e maggioranza. Dunque la contrapposizione ora è frontale tra «sì» e «restate a casa», con la terra di mezzo che resta pressoché deserta.

Altro fronte, diverso ma connesso, è quello dell’informazione sui quesiti. Le opposizioni da giorni attaccano la Rai perché eseguirebbe una sorta di strategia del silenzio. Ieri l’Autorità di garanzia per le comunicazioni (Agcom) ha tuonato forte, adottando «un provvedimento di richiamo alla Rai e a tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici operanti in ambito nazionale, affinché garantiscano un'adeguata copertura informativa». Radio e tv devono dunque rispettare le regole già stabilite dall’Agcom e dalla Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, altrimenti scatteranno le sanzioni. Evidentemente, sinora si è fatto troppo poco per consentire ai cittadini di capire per cosa si vota l’8-9 giugno.

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