venerdì 23 maggio 2025
La vicenda del sindaco di Sorrento arrestato in flagranza per aver intascato una mazzetta riapre la riflessione sul ruolo degli amministratori locali, chiamati a rappresentare lo Stato con onore
Con la corruzione si tradisce la fiducia di un popolo
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Le mafie non sono morte né hanno intenzioni di voler morire. Troppi sono gli interessi economici che i vili da esse possono trarre. Una vera palla al piede, le mafie, di ogni ordine e grado. In questi anni, grazie a Dio, soprattutto in occasione degli anniversari dei vili attentati ai magistrati Falcone, Borsellino, Morvillo e agli agenti delle loro scorte, si moltiplicano gli incontri e i dibattiti nelle scuole, nelle parrocchie, nelle sedi culturali. Il dottor Nicola Gratteri ha affermato, di recente, che si avverte una certa stanchezza sul fronte dell’antimafia. Occorre forza, preparazione, coraggio, perseveranza, e tanta buona volontà. Da parte mia, continuo ad accettare gli inviti che mi giungono soprattutto dalle scuole, in tante regioni, per portare la mia testimonianza di prete e di parroco, costretto a vivere sotto scorta. I ragazzi hanno bisogno di vedere in volto coloro che dalla mafia sono stati minacciati; ascoltare la voce di chi ha avuto il coraggio di denunciare, di chi deve muoversi accompagnato da almeno due “angeli custodi”. Sono centinaia i magistrati, i giornalisti, i politici, i volontari, uomini e donne delle istituzioni che, volentieri, si sobbarcano tale fatica per aiutare i giovani a fuggire da prepotenza e illegalità. Mercoledì scorso sono stato nel Salento. Ad aspettarmi c’erano più di 600 studenti, oltre agli insegnanti, ai sacerdoti della zona, alle forze dell’ordine, ai membri dell’amministrazione comunale capeggiati dal sindaco. Gli studenti sono stati attentissimi. Purtroppo, proprio in quelle ore circolava la notizia che il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, era stato arrestato in flagrante per una mazzetta. Intascarla vuol dire aver fatto un accordo illegale con qualcuno per fargli un favore illecito. Vuol dire cedere all’imbroglio. In ultima analisi, in qualche modo, fare quello che fanno i mafiosi. Con una differenza abissale, però:il mafioso è un parassita, un prepotente che non rispetta le leggi dello Stato e un violento. Il sindaco, no. Al sindaco l’Italia riconosce un onore che dovrebbe fargli tremare i polsi. Sulle sue spalle c’è la fascia tricolore. Fascia che dovrebbe baciare come fanno i preti con la stola. Il sindaco, il prete, il parlamentare, il magistrato, chi indossa una divisa, deve pregare e stare in guardia per non tradire mai la fiducia che in lui hanno riposto il buon Dio, la Chiesa e il popolo. Quella fascia tricolore dovrebbe bruciare sulle spalle di chi la indossa. Tradire è tra i verbi più orribili da coniugare. Il sindaco di Sorrento ha tradito la sua nobile missione. Non vogliamo infierire su di lui, al contrario vogliamo pregare perché, dopo aver pagato il debito con la giustizia, possa riprendere il cammino della vita e farsi testimone di legalità. Un solo uomo corrotto delle istituzioni fa più male di cento mafiosi. Non è tanto lo sperpero di denaro pubblico a fare paura. A sferrare il colpo mortale è il rischio di vanificare il lavoro fatto da tante persone di buona volontà per tenere i giovani lontani dalla sirena maledetta delle mafie e dell’illegalità. «La corruzione spuzza», ebbe a dire papa Francesco. Spegne la speranza. Lasciamo ai mafiosi fare il loro disumano mestiere. Occorre mantenere ben chiare le distinzioni tra guardie e ladri. Lo Stato, come la Chiesa, si rendono accessibili soprattutto nelle loro ultime diramazioni, il municipio e la chiesetta parrocchiale. Tanta gente non avrà mai la possibilità di parlare con il presidente della Repubblica o con il Papa; per loro lo Stato e la Chiesa sono incarnati nel proprio sindaco e parroco. Dobbiamo fare attenzione a non scandalizzare i piccoli. Cogliere un mafioso con le mani nel sacco, mentre intasca una tangente, è una cosa brutta ma “secondo natura”. Scoprire che la mano che afferra il denaro estorto è quella del sindaco, è una vera mazzata in testa. Soprattutto per i più giovani.

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