lunedì 11 dicembre 2017
Oggi la Direzione del partito centrista ha rimandato la discussione a domani. Si cerca una mediazione tra le due anime. Polemica tra renziani e la nuova formazione capeggiata da Pietro Grasso
Renzi e Grasso in una foto d'archivio

Renzi e Grasso in una foto d'archivio

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Sono ore decisive per la definizione del perimetro della coalizione di centrosinistra. In attesa che in settimana (probabilmente tra mercoledì e giovedì) nasca la lista a sinistra del Pd si attende l'esito del confronto interno ad Alternativa popolare, che potrebbe sancire la divisione tra l'ala che guarda ai dem e quella che propende per una corsa solitaria o per rimpolpare la "quarta gamba" del centrodestra. Oggi la Direzione di Ap è stata aggiornata a domani (alle 18 nella sede del partito) per trovare una soluzione consensuale ed evitare una scissione. Secondo quanto si apprende dal coordinatore del partito Maurizio Lupi ha spiegato che l'appuntamento di domani serve a «cercare una soluzione su come possano coesistere due coerenze», quella che guarda al centrosinistra e quella che guarda al centrodestra. Per realizzare questo obiettivo è stato votato oggi un mandato ai tre fondatori, lo stesso Lupi, Beatrice Lorenzin, Fabrizio Cicchitto e al vice coordinatore Antonio Gentile. Cicchitto al termine della direzione odierna ha parlato di un «dissenso e di posizioni politiche diverse», che ci sono, ma ha confermato che si vuole andare ad una «separazione consensuale».


I dem attaccano "Liberi e uguali". «Solo noi senza leader in simbolo»

Sul lato sinistro dello schieramento, dopo il passo indietro di Pisapia, si starebbe puntando sul sindaco di Cagliari Zedda. E su un simbolo che metterebbe insieme ambientalismo, socialismo e potrebbe contenere la parola "sinistra" per attrarre chi guarda alla nuova formazione di Pietro Grasso. Proprio sulla presentazione del simbolo di "Liberi e uguali", avvenuta in tv domenica durante il programma di Fabio Fazio, oggi hanno polemizzato Pd ed esponenti di Mdp (una delle componenti del nuovo partito). Per l'intervista al presidente del Senato il renziano Michele Anzaldi chiede l'intervento del Autorità garante sulla comunicazioni per quella che ritiene una «gravissima violazione delle regole». il bersaniano Miguel Gotor bolla le sue parole come «grottesca giaculatoria». All'attacco anche il senatore dem Andrea Marcucci, che però punta il dito sulla presenza del nome dell'ex magistrato nel simbolo. «I nostri avversari saranno M5S e Berlusconi, non certo la cosa rossa di Leu. Il Pd già ora ha caratteristiche uniche nel prossimo mercato elettorale. Siamo gli unici a non avere il nome del leader nel simbolo». Vicina all'accordo con il Pd anche la lista radicale "+Europa, con Emma Bonino". Ma intanto dentro i dem ci sono ancora strascichi delle divisioni congressuali. «Pd partito di Renzi? No, è dei militanti. Forse lui avrebbe voluto il partito di Orlando...», ha detto il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato. La risposta del Guardasigilli non si è fatta attendere. «Spero che sia un fake che parla a nome del presidente del gruppo parlamentare dei deputati Pd». Si discute anche del candidato premier e della possibilità di una "lista Gentiloni". «Credo che sia ragionevole discutere su quale oggi sia la formazione di gioco migliore per giocare questa partita», afferma ancora Orlando. «Gentiloni e Renzi insieme possono fare molto», si limita a dire il ministro Carlo Calenda. Dal centrodestra interviene Renato Brunetta, capogruppo di Fi a Montecitorio: «Vogliono fare una lista Gentiloni? La facciano pure. Questi sono solo imbrogli nei confronti degli elettori, nulla più».

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