sabato 11 giugno 2022
170mila greco-ciprioti furono cacciati via dalle loro case nelle aree occupate, e successivamente sostituiti da più del doppio dei coloni arrivati dall'Anatolia
Una chiesa ortodossa e l'annesso cimitero vandalizzati dagli occupanti turchi nella parte nord di Cipro. L'immagine risale al 2007

Una chiesa ortodossa e l'annesso cimitero vandalizzati dagli occupanti turchi nella parte nord di Cipro. L'immagine risale al 2007 - Ansa/Epa

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La bandiera della Repubblica di Cipro mostra una sagoma dell’isola con due rami d’ulivo incrociati a simboleggiare la pace tra le comunità di lingua greca e turca. Invece Cipro, quella «perla del Mediterraneo, di rara bellezza», come ha rimarcato papa Francesco al suo rientro dal viaggio apostolico che lo aveva portato nel dicembre scorso a Nicosia, «porta impressa la ferita del filo spinato, il dolore per un muro che la divide». L’isola, infatti, è tagliata in due da quasi mezzo secolo, più precisamente dall’estate 1974 quando la parte settentrionale fu invasa dall’esercito di Ankara.

Ancora oggi, 35mila soldati turchi sono stanziati su quel 38 per cento del territorio autoproclamatosi Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo dalla Turchia. Ankara aveva all’epoca invocato il suo diritto di intervento in risposta al colpo di Stato ai danni del presidente Makarios ordito dai nazionalisti filo-greci, sospettati di volere riunire l’isola alla Grecia. L’operazione Attila, questo il nome in codice, ha provocato nei due campi circa diecimila vittime, tra morti e scomparsi.

Ma ci sono altre ferite aperte, come i 170mila greco-ciprioti cacciati via dalle loro case nelle aree occupate, e successivamente «sostituiti da più del doppio dei coloni che sono arrivati dalle profondità dell’Anatolia», come ha lamentato l’arcivescovo Chrysostomos nel corso dell’incontro di papa Francesco con il Santo Sinodo ortodosso. In quell’occasione, il prelato ha anche denunciato «la distruzione della nostra cultura» e il cambiamento operato dalla Turchia di «tutti i toponimi storici, in modo che non esista più nulla di greco o cristiano».

Quella che viene definita come «l’ultima guerra congelata in Europa» oppure «l’ultimo muro» compie oggi 17.493 giorni. L’isola di Venere è investita dalla guerra in Ucraina a causa delle sanzioni applicate a malincuore contro tanti oligarchi russi che avevano trovato a Limassol, soprannominata Limassolgrad, un paradiso fiscale. Si sente anche implicata, per la sua posizione geografica, nei vari conflitti del Medio Oriente. Pochi giorni fa si sono concluse le prime esercitazioni militari su larga scala delle unità élite israeliane che avevano l’obiettivo di simulare operazioni «in territorio nemico», vale a dire nel Sud del Libano.

Ma Cipro rimane soprattutto assorbita dalla propria questione irrisolta. Numerosi tentativi furono condotti in questi anni per abbattere la linea di «cessate il fuoco» lunga 180 chilometri. I colloqui sono a un punto fermo dal 2017. Nell’aprile del 2021, ci fu un tentativo di rilanciare un nuovo round, poi fallito. Qualche mese dopo, ha destato rabbia la proposta del presidente turco Erdogan di una soluzione a due Stati, che consacra la spartizione di fatto, contro la proposta di Stato federale avanzata da Nicosia.

La tensione militare riaffiora periodicamente. Nel luglio scorso, si è sfiorato il peggio quando una nave turca ha sparato alcuni colpi di avvertimento in direzione delle guardie costiere cipriote che stavano conducendo un’operazione di contrasto dell’immigrazione clandestina proveniente dalla Turchia.

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