martedì 17 dicembre 2024
Comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo e risoluzione di maggioranza approvata con 193 voti favorevoli. Scintille con le opposizioni su vari temi di politica estera
Giorgia Meloni nel suo intervento alla Camera

Giorgia Meloni nel suo intervento alla Camera - Reuters

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La Camera ha approvato nel pomeriggio di martedì 17 dicembre la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre prossimi. I voti favorevoli sono stati 193, i contrari 118, gli astenuti 9. Il tutto al termine delle stesse comunicazioni della premier in Aula della Camera, del dibattito - con scintille con le opposizioni soprattutto sulla politica estera - e delle ulteriori risposte di Giorgia Meloni.

Nel suo primo intervento della mattinata, la premier ha dapprima trattato temi europei: «Nessun isolamento» in Europa, ma Italia «sempre più protagonista» sui dossier che si stanno discutendo. «La nostra straordinaria condizione di stabilità » rispetto «alle turbolenze politiche» di varie nazioni in Europa è «un importante capitale» ed è «interesse nazionale» sottolinearlo, si tratta di una carta preziosa da giocare a livello europeo».

Sempre sul fronte europeo, Giorgia Meloni ha poi aggiunto: «Nonostante le aspre polemiche dico che con nomina di Fitto in Ue è “missione compiuta”. Credo che il ruolo assegnato sia adeguato al peso della nostra nazione in Europa, si conferma la capacità del nostro governo di far valere le ragioni dell'Europa in Italia. Oggi più che mai di fronte a sfide complesse, con il rischio di marginalizzazione della Ue, di irrilevanza, abbiamo bisogno di focalizzare attenzione sulla missione dell'Europa, partendo dalle ragioni profonde che ci tengono insieme». Poi ha citato Aldo Moro: «Disse che l'Europa è "il luogo in cui le nazioni diventano più grandi senza perdere la loro anima, è una casa comune per le differenze". E' una lettura che condivido, molto di più di letture che ho sentito dare di recente».

Sull’imminente Consiglio europeo, la premier si è espressa così: «Sarà di fatto il primo di questa nuova legislatura europea, il primo presieduto da nuovo presidente Antonio Costa che ha manifestato a me e agli altri capi di Stato e governo la volontà di rendere i lavori più snelli e concreti, evitando di addentrarsi nelle conclusioni in questioni di dettaglio. È una impostazione che condivido molto, oggi più che mai di fronte a sfide nuove e più complesse di fronte a cui c'è il rischio di marginalizzazione se non di irrilevanza dell'Europa c'è la necessità di focalizzarci».

Sui temi di politica estera, ed in particolare sulla situazione in Siria, Giorgia Meloni ha affermato: «La caduta del regime di Assad è una buona notizia, giustamente celebrata dalla popolazione siriana dopo oltre un decennio di guerra civile. Le forze ribelli che si sono affermate sono eterogenee, hanno una diversa estrazione e interessi potenzialmente contrastanti. C'è ovviamente preoccupazione per il futuro della nazione. L'Italia, l'unica tra le nazioni del G7 ad avere un'ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire con la nuova leadership siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condiviso con i partner europei e internazionali». E sul Medio Oriente più in generale: «Una pace giusta e sostenibile nella regione potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati che garantisca, tanto gli israeliani quanto i palestinesi, sicurezza e mutuo riconoscimento».

Sull'Ucraina, alla vigilia del Consiglio europeo, Meloni incontrerà il presidente Zelensky «insieme ad altri leader europei e al segretario generale della Nato Rutte» e questo «permetterà di ribadire i nostri principi e di riaffermare la linea di azione comune».

Per quanto concerne il tema migranti, Giorgia Meloni ha ribadito: «Sull'Albania sentenze dal sapore ideologico, ma andremo avanti con i centri», per poi aggiungere: in Europa «l'Italia ha ruolo decisivo, soprattutto per la politica dei rimpatri, va rivisto il concetto di paese di origine sicura, è improcrastinabile la revisione della direttiva sui rimpatri».

Un passaggio, la leader di FdI lo ha dedicato anche al presidente argentino Milei, nei giorni scorsi ospite proprio della festa del suo partito: «Considero una interessantissima novità nel panorama argentino Milei, sappiamo qual è la situazione argentina e penso che Milei abbia il profilo giusto per affrontare i problemi che ci sono in Argentina. Chiaramente non considererei mai quel modello replicabile da noi, però penso che noi particolarmente in questa fase, dobbiamo fare quello che possiamo fare per dare all'Argentina una mano».

Dopo le comunicazioni della premier, è iniziata la discussione generale e subito è stato notato il fatto che tra i banchi della Lega ci sono pochissime presenze, tanto che il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano, ha così ironizzato: «Non so cosa è accaduto ai colleghi della Lega oggi, spero nulla di grave per giustificare questa assenza». Ma il partito di Salvini ha poi diffuso una nota ufficiale per ribadire che la Lega «voterà compatta e con convinzione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni in occasione del Consiglio europeo del 19 dicembre».

In sede di replica nel dibattito sulle comunicazioni, la premier ha attaccato duramente lo stesso Provenzano e dunque il Pd: «Ho trovato i suoi toni molto nervosi, e penso che tradiscano qualcosa. Mi stupisce sempre che nell'affrontare le grandi questioni di politica estera alcune delle parole che vengono più spesso alla bocca di alcuni esponenti delle opposizioni siano amico e nemico.
Ma penso anche sia tipico di chi mette la difesa della propria fazione davanti a quella della propria nazione. In questo c'è grande differenza tra noi e attuali membri delle opposizioni». E su Trump: «Ho parlato del rischio di una politica protezionistica, è logico che occorre evitarlo. Ma penso che parlare di nemico» non aiuta.




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