venerdì 21 febbraio 2014
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Maria Carmela Lanzetta, nominata ministro per gli Affari regionali nel primo governo Renzi, è stata sindaco di Monasterace, comune della Locride, fino al luglio dello scorso anno. Un'esperienza amministrativa che l'ha fatta assurgere, assieme al primo cittadino di Rosarno Elisabetta Tripodi, a simbolo dell'impegno delle donne sindaco calabresi contro la strapotere e l'infiltrazione delle cosche della 'ndrangheta nella pubblica amministrazione per accaparrarsi appalti e commesse. Sposata da 31 anni con Giovanni Scarfò, ingegnere elettronico, insegnante, regista e direttore della Cineteca della Calabria, usa indossare camicette anni '70 con gonne e sandali bassi. Porta solo collane di pietre dure e non usa trucco. La sua passione è l'archeologia. Le dimissioni della Lanzetta giunsero in polemica con il voto contrario di un assessore in merito alla costituzione di parte civile contro alcuni indagati in un procedimento penale a carico di un dipendente comunale accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un voto che definì un "vulnus" rispetto alla linea guida delle sua amministrazione improntate sulla legalità e sul rispetto delle regole. Ma già in precedenza la Lanzetta si era dimessa, salvo poi tornare sui suoi passi, "travolta" dalle attestazioni di solidarietà. Nell'aprile 2012 aveva già deciso di lasciare l'incarico di sindaco dopo le pesanti intimidazioni subite a causa del suo impegno contro le cosche ed in favore della legalità: prima le era stata incendiata la farmacia di famiglia e poi furono sparati alcuni colpi di pistola contro la sua auto. Atti che provocarono una profonda eco a livello nazionale, tanto che per convincerla, riuscendoci peraltro, a rimanere al suo posto, arrivò a Monasterace l'allora segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Molti ritenevano che l'impegno antimafia di Maria Carmela Lanzetta l'avrebbe portata ad ottenere una candidatura alle elezioni politiche, che invece non arrivò. Maria Carmela Lanzetta fu anche inserita da Pippo Civati nel Pantheon della sua sinistra in occasione del confronto con gli altri candidati alla segreteria del Pd nelle primarie dello scorso anno. Succede a Delrio dal quale eredita alcuni "temi caldi".  Un decreto legge per garantire ai Comuni le stesse risorse nel passaggio dall'Imu alla Tasi e il Ddl messo a punto da Delrio (e attualmente all'esame del Senato) per "svuotare" di poteri le Province, istituire le Città metropolitane e favorire unioni e fusioni dei piccoli Comuni sono i principali provvedimenti attesi dagli Enti locali e dalle Regioni, rimasti in sospeso con la fine anticipata del governo Letta. Il decreto legge promesso dal governo avrebbe dovuto garantire ai Comuni le stesse risorse del 2013 nel passaggio da Imu a Tasi. Il risultato di non veder diminuite le risorse, per l'anno in corso, è infatti stato già raggiunto, ma non per tutti i Comuni. Altro fronte aperto, quello della trattativa sulle spese per gli uffici giudiziari, somme anticipate ma non restituite dal 2011. Oltre a tutto questo, i sindaci, chiedono che prosegua il percorso delle riforme annunciate, dall'abolizione appunto delle Province, all'istituzione delle città metropolitane.
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