venerdì 23 dicembre 2022
La premier Meloni ridimensiona i problemi incontrati e, in serata, presiede il Cdm che pone la questione di fiducia sul testo: probabilmente, sarà votata domani
Giorgia Meloni. Manovra avanti con la fiducia

Giorgia Meloni. Manovra avanti con la fiducia - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Polemiche sul nuovo Reddito di cittadinanza e tempi supplementari per la manovra “rimandata” in commissione Bilancio della Camera dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha chiesto ben 44 correzioni oltre alla soppressione della norma da 450 milioni per i Comuni considerata senza coperture (anche se la dem Cecilia Guerra afferma che in realtà la copertura c’era, solo che per il Mef andava in sovrapposizione ad altre norme). Non è certo la migliore giornata per la maggioranza, alle prese con le critiche aspre sullo smantellamento del Rdc e coni rilievi dei tecnici che portano le opposizioni a parlare di «governo impreparato e approssimativo».

La premier ridimensiona i problemi incontrati e, in serata, presiede il Cdm che pone la questione di fiducia sul testo: probabilmente, sarà votata domani. Poi dal 27 la manovra passerà al Senato, con l’obiettivo di chiudere entro il 29-30.

«Riformeremo tutta la materia del Reddito di cittadinanza - rivendica Giorgia Meloni nel salotto di Porta a porta -. Ma le pare che ora chi beneficia del Reddito non ha il vincolo di stare in Italia o c’erano redditi non calcolati o che si cumulavano e altre cose molto curiose? Io stesso volevo fare la traduttrice e ho fatto la cameriera», dice la premier. Che aggiunge: «Io immagino un meccanismo in cui in un Paese in cui alcuni lavori si trovano e sono dignitosi, tu vai al Centro per l’impiego che ti indica gli ambiti in cui è richiesto lavoro e ti dice chi ti forma.

Ma ci vuole anche la volontà», specificando che «intendo lavori non sottopagati o sfruttati, ma anche lavori che non sono quelli per cui si è studiato, ma che ti fanno vivere in perfetta dignità e magari senza accettare di lavorare in nero, che non credo aiuti nessuno». «Non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato» perché «accetti di lavorare solo quando trovi il lavoro dei tuoi sogni», rimarca la presidente del Consiglio, parlando della nuova stretta al Rdc in merito all'offerta di lavoro “congrua”. Secondo la premier «sono state dette molte bugie: lasciamo la massima tutela a tutti coloro che non possono lavorare, agli over 60 e a chi è senza reddito e ha minori a carico. Sono convinta che uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenzialismo chi può lavorare e chi non può».

Di tutt’altro avviso Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: «Credo che il disegno del governo sia far saltare il Reddito di cittadinanza: è chiaro che abbiano fatto cassa così, colpendo i più deboli. Si tratta di un’operazione molto ideologica». Lo stesso leader di M5s Giuseppe Conte aveva più volte criticato la scelta del governo: «Quello che sta accadendo in queste ore ha dell’incredibile. Si sono dimostrati imperiti anche su varie norme come quella sul Pos e tanti altri errori. Ci ritroveremo a votare una fiducia senza una vera discussione. Siamo preoccupati perché questo gioco dell’oca si fa sulla pelle di tutti i cittadini».

Intanto, come detto, la Ragioneria generale dello Stato ha chiesto di stralciare l'emendamento che stanzia 450 milioni di euro per i Comuni e ha indicato 44 correzioni di altrettanti emendamenti, in gran parte sempre per problemi di coperture. Tra le riformulazioni chieste dalla Rgs alla manovra, una riguarda anche le Carte Cultura che andranno a sostituire 18App. In particolare, si legge nella nota inviata dal ministero dell’Economia alla Camera, è stato evidenziato che la norma non può essere finanziata per il prossimo anno con le risorse già impegnate nel 2022 e che per coprirla è necessario che il Mef adotti dei decreti per «apportare le occorrenti variazioni di bilancio».

Il testo approvato dalla commissione Bilancio specificava che le due Carte venivano finanziate nel limite massimo di spesa di 190 milioni di euro annui a decorrere dal 2024. Dopo il «rilievo», il governo è costretto ad ammettere che sulle coperture aveva ragione il “papà” di 18App, Matteo Renzi. Inoltre, nel 2023, i nati nel 2004 accederanno al bonus con il vecchio regime universale. Tra le misure da cambiare spicca quella relativa alla proroga dello smart working. La Rgs ha infatti espresso perplessità soprattutto sulla scuola e sulla sostituzione del personale scolastico a cui è concesso il lavoro agile. La manovra prevede infatti che i lavoratori pubblici e privati fragili possano usufruire dello smart working fino al 31 marzo 2023, dando loro tre mesi in più rispetto all’attuale scadenza fissata per il 31 dicembre.

Apportate le modifiche in Commissione, il testo ieri sera è tornato in Aula. Il voto finale è previsto nella tarda mattinata di domani.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: