giovedì 16 maggio 2019
Terremoto a Legnano per un'indagine della magistratura che vede diversi indagati, in modo diverso, per reati che vanno dalla "turbata libertà degli incanti" alla "corruzione elettorale".
Il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus in una foto di archivio (Ansa)

Il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus in una foto di archivio (Ansa)

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È di sera che a Palazzo Chigi si fa un ampio punto sulle vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo la Lega. «Forse loro – dicono ad altissima voce i vertici M5s con riferimento alla Lega – pensano che noi siamo cambiati, che per stare al governo accettiamo tutto... ma sulla questione morale, sulla corruzione, sulle tangenti teniamo la nostra posizione di sempre e la portiamo sino in fondo, costi quel che costi». È un riflesso del pensiero di Luigi Di Maio, che in questi giorni sta battendo forte su Matteo Salvini perché si adegui alle regole "etiche" di M5s. Ed è un riflesso anche del pensiero del premier Giuseppe Conte, che di legalità sta parlando in ogni sede. Insomma, in sintesi, viene fuori un tema nuovo per il dopo-voto: se le inchieste dovessero diventare una slavina per la Lega, allora davvero il governo sarebbe a rischio. E non si capisce, quando i vertici e i comunicatori M5s evocano questo scenario, se una crisi per scandali giudiziari sia una preoccupazione o quasi un "sollievo", un buon pretesto.

Certo quanto è accaduto oggi ha una portata rilevante.

I pm di Busto Arsizio, nell’ambito di una nuova inchiesta chiamata "Piazza Pulita", hanno arrestato il sindaco leghista di Legnano Gianbattista Fratus (Lega), l’assessore forzista Chiara Lazzarini e il vicesindaco - sempre di Fi - Maurizio Cozzi. I primi due sono ai domiciliari.

Le accuse vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti e di scelta del contraente. Il quadro è pesante: secondo la procura a Legnano sarebbe in azione un «comitato di controllo politico delle nomine dirigenziali» in società partecipate e in municipio, per la designazione di «soggetti manovrabili e in futuro riconoscenti», il tutto tramite una «selezione del personale parallela» e la «spregiudicata manipolazione di procedure, in modo tale da ottenerne la nomina» nonostante «l’incompatibilità assoluta con l’incarico bandito».

Il prefetto di Milano, Renato Saccone, ha sospeso dalla carica i tre arrestati. Undici in totale le persone indagate. Il sindaco Fratus è accusato (ma il reato non rientra nella misura cautelare) anche di corruzione elettorale poiché secondo l’accusa avrebbe barattato un posto nel Consiglio di amministrazione della municipalizzata legnanese "Aemme linea ambiente" con i voti al secondo turno del candidato sindaco Luciano Guidi, escluso dal ballottaggio delle scorse amministrative. Vinta la corsa elettorale, il posto di consigliere nel Cda fu dato alla figlia di Guidi, la quale in alcune conversazione avrebbe ammesso la propria incompetenza in materia.

Salvini prova a metterci subito una pezza, manifestando «fiducia nei miei uomini e nella magistratura» e chiedendo che «tutte queste indagini si chiudano in fretta». A stento il leader della Lega trattiene la voglia di evocare la "giustizia a orologeria" a ridosso di un voto importante. Nel Carroccio, invece, la tesi viene già diffusa ampiamente. Del tutto diversa, e allarmata, è la reazione di Di Maio: «La Lega sbatta fuori chi sbaglia, dimostri di essere diversa. Nessuno è perfetto, ma noi li mandiamo via... Salvini si fida dei suoi uomini? Io invece mi fido degli italiani...».

La sensazione-timore ai piani alti di M5s è che le inchieste giudiziarie diventino una «slavina» che potrebbe costringere il Movimento a prendere le distanze. Il caso-Legnano si unisce alla vicenda della scorsa settimana che ha coinvolto il centrodestra regionale e ha chiamato in causa il governatore del Carroccio Attilio Fontana.


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