venerdì 2 ottobre 2020
Tanti gli appuntamenti sull’isola per ricordare le vittime del 2013: i morti accertati furono 368, 20 scomparsi e 155 i superstiti. La narrativa delle migrazioni
I corpi di alcune delle vittime del naufragio di un barcone a Lampedusa, 3 ottobre 2013

I corpi di alcune delle vittime del naufragio di un barcone a Lampedusa, 3 ottobre 2013 - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

«Siamo tornati indietro di 15 anni. Nessun cambiamento. Invece di trovare soluzioni strutturali al fenomeno migratorio, parliamo ancora di emergenza. Non c’è alcuna emergenza, nessuna "invasione", il fenomeno va gestito trovando soluzioni a lungo termine». Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 Ottobre, organizzazione fondata all’indomani del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre in cui 368 persone morirono, non ha dubbi. «Da quel giorno – aggiunge – continuiamo a contare i morti: dal 2014 ad oggi altre 19.635 persone hanno perso la vita in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa».

A sette anni di distanza, il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre viene ricordato sull’isola con una serie di eventi sul tema "Siamo tutti sulla stessa barca" (la campagna del Comitato di quest’anno). Incontri tra pescatori, Comunità, studenti e le persone sopravvissute al naufragio.

E intanto si guarda al futuro, a cosa potrebbe cambiare, a pochi giorni dal nuovo patto sulle migrazioni presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «In realtà c’era molta attesa anche perché era stato preannunciato in grande dalla presidente», commenta l’europarlamentare Pietro Bartolo, alla tavola rotonda organizzata oggi pomeriggio dal Comitato 3 ottobre, con diversi e illustri relatori. «In realtà non è un patto straordinario – aggiunge Bartolo – è troppo sbilanciato sui rimpatri e c’è poca solidarietà. Credo che ci sia ancora molto lavoro da fare».

Alla tavola rotonda, moderata dal presidente del Comitato, Tarek, si è parlato anche della "narrativa" con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Di come cioè il fenomeno migratorio viene raccontato attraverso le parole. «Tutta la vicenda della mobilità umana è legata profondamente alle parole che usiamo – spiega Tarquinio – le parole dei trattati, ad esempio, che pesano enormemente o quelle della politica dove negli ultimi anni sono state usate parole sbagliate, c’è stata la progressiva "riclandestinazione" del fenomeno migratorio».

C’è poi il «tipo di linguaggio che è stato usato per raccontare quelli che scappavano come gli invasori di casa nostra o i ragazzotti che venivano a fare le vacanze in Italia» aggiunge il direttore, spiegando anche l’importanza di una certa stampa per «combattere con quello che si è incistato nella testa della gente: una favola triste ma radicata in profondità».

Anche Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr/Acnur) punta il dito contro "quell’incantesimo" che «in Europa fa credere a presunte invasioni e che instilla paure e blocca alle possibilità di trovare soluzioni, un "incantesimo" che non ha assolutamente permesso di trovare una soluzione». Per la portavoce di Unhcr bisogna quindi «lavorare per spiegare bene la realtà attraverso i media ma soprattutto i social media». Il 3 ottobre 2013 «è affondata l’Europa» per Padre Filippo Ivardi Ganapini, direttore di Nigrizia.

«Bisogna affrontare il tema dei flussi migratori entrando nel merito degli aspetti reali ed evitando di lasciarlo alle strumentalizzazioni della ricerca del consenso politico» aggiunge il sindaco di Lampedusa, Totò Martello che oggi, come gli anni precedenti, sarà a bordo di un peschereccio per deporre una corona di fiori nel punto di mare del naufragio. Con lui e con tutti gli studenti delle scuole e i rappresentanti delle istituzioni, ci sarà anche Kebral, che per la prima volta è tornata a Lampedusa dopo il naufragio con la sua famiglia per ricordare i compagni persi. «Quei volti, quei bambini, quei momenti non si possono dimenticare, ecco perché oggi sono qui, per ricordarè affinché nessuno dimentichi» dice.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: