
La premier Meloni in Arabia Saudita - Ansa
È la prima volta che sale da premier a bordo dell’Amerigo Vespucci, e sul veliero ancorato a Gedda in Arabia Saudita, Giorgia Meloni prende a prestito la metafora della nave scuola della nostra Marina militare per rispondere su tutti i temi caldi del momento su cui finora non aveva ancora detto la sua. «L’Italia è come questa nave. Se ognuno non fa la propria parte al proprio posto, non si può navigare». Tanto meno «quando il mare è tempestoso».
Le onde che investono Palazzo Chigi sono piuttosto alte. A cominciare dal caso Santanchè, su cui si attendeva da giorni la posizione della presidente del Consiglio. Meloni non lo vede come una «priorità rispetto alle cose di cui mi sto occupando proprio perché la situazione è abbastanza fluida, ma sicuramente parlerò con Daniela», dice nel suo punto stampa prima dell’incontro con il principe Mohamed bin Salman, per avviare un partenariato strategico tra Italia e Arabia Saudita. «C'è una riflessione che deve tenere conto del quadro generale in un clima assolutamente sereno. Non credo che un rinvio a giudizio sia per esso stesso motivo di dimissioni», secondo la presidente del Consiglio, che conferma l’apprezzamento per il lavoro della ministra del Turismo. «La valutazione che semmai va fatta è quanto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro. E questo è quello su cui in questo momento non ho le idee chiare», dice, smentendo le voci di «braccio di ferro» o «preoccupazione o imbarazzo». Ma si tratta di una valutazione che intende fare con l’interessata, «anzi, che deve fare soprattutto il ministro Santanchè», aggiunge. Piuttosto la premier punta il dito sulle opposizioni: «Essere garantisti con la sinistra e giustizialisti con la destra anche no, perché io ho Giuseppe Conte che mi dice che devo fare dimettere un ministro che non è mai stato condannato quando ha un vicepresidente del partito condannato in via definitiva; ho Elly Schlein che invoca le dimissioni del ministro Santanchè, ma non chiede le dimissioni del presidente della Provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione. Quindi, diciamo: lezioni da questi pulpiti anche no».
C’è poi il controverso capitolo del comandante libico Almasri, accusato di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale. Le opposizioni la reclamano in Parlamento. «Almasri è stato liberato su disposizione della Corte d'appello di Roma non del governo - precisa la premier - . Quello che il governo fa è espellerlo dal territorio nazionale». Ed è «stato riportato in Libia per motivi di sicurezza», spiega. Quanto al volo militare con cui è stato rimpatriato, «segnalo che in tutti i casi di detenuti da rimpatriare ritenuti pericolosi non si usano voli di linea anche per la sicurezza dei passeggeri. È una prassi consolidata e non inventata da questo governo». E anche in questo caso, Meloni punta altrove per cercare responsabilità. «Manderemo dei chiarimenti come li chiederemo a nostra volta. La Corte deve chiarire perché ci ha messo mesi a spiccare questo mandato di arresto quando Almasri aveva attraversato almeno tre Paesi europei e lasciava la Germania per andare verso l'Italia. Chiederò dei chiarimenti alla Corte internazionale e spero che almeno su questo tutte le forze politiche vogliano darci una mano», dice la presidente del Consiglio.
Un passaggio la premier lo dedica anche all’operazione di Mps su Mediobanca. «Un’operazione di mercato», la definisce, «totalmente trasparente e nell’interesse dell’economia italiana». Un’offerta pubblica di scambio che, a detta della presidente del Consiglio, «dovrebbe rendere tutti quanti orgogliosi», perché è il segnale del lavoro del governo per risanare la più antica banca italiana. «Se dovesse andare in porto - spiega ancora la premier - ovviamente noi parleremo della nascita di quel terzo polo bancario del quale abbiamo a lungo parlato nel dibattito non solo politico italiano e sicuramente un polo che potrebbe avere un ruolo importante nella messa in sicurezza dei risparmi degli italiani».