sabato 28 dicembre 2019
Paola Pellinghelli: «Agghiacciata dal cinismo di chi ha usato la tragedia del mio bambino per orribili scopi. Passerò ai fatti»
Il piccolo Tommaso Onofri. Fu rapito e ucciso nel 2006, aveva un anno e mezzo (Ansa)

Il piccolo Tommaso Onofri. Fu rapito e ucciso nel 2006, aveva un anno e mezzo (Ansa) - Ansa

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«Giù le mani da Tommy. Nessuno osi strumentalizzare la tragedia del mio bambino, i cui assassini sono in carcere da anni grazie a indagini precise e inequivocabili. Aspetto solo il ritorno del mio avvocato per stabilire cosa fare». Paola Pellinghelli, la mamma di Tommy Onofri, il bimbo di un anno e mezzo rapito e ucciso nel 2006 , è «raggelata» quando le leggiamo gli interrogatori dell’inchiesta 'Angeli e Demoni', secondo i quali gli indagati per il 'caso Bibbiano' usarono l’omicidio del bimbo per spaventare gli operatori della Val d’Enza e indurli così a falsificare le loro relazioni sui genitori dei minori.

«Non sapevo nulla – dichiara la mamma di Tommy –, ho seguito i fatti di Bibbiano solo i primi tempi, poi non ce l’ho più fatta, potrete immaginare che ogni notizia agghiacciante che riguarda bambini io ormai la evito».

Come reagisce, sapendo che la Anghinolfi, a ca- po dei servizi sociali della Val d’Enza, secondo i suoi operatori sosteneva che Tommy fosse stato rapito da una fantomatica cupola di pedofili, operativa vent’anni fa nella Bassa Modenese e oggi ancora attiva a Bibbiano e dintorni?
Dico che se la signora era così informata, perché è stata zitta in questi 13 anni? Perché non ha mai avvertito le forze dell’ordine? Perché non è intervenuta durante le indagini o almeno durante i processi? A questo punto la sua posizione è ancora più grave: se fosse vero quello che millanta, sarebbe colpevole di aver nascosto agli inquirenti preziose informazioni per ritrovare mio figlio.

Gli psicologi e assistenti sociali interrogati si dicono «terrorizzati» e vittime delle «pressioni esasperanti » da parte degli indagati, che intimavano loro di agire di nascosto proprio da inquirenti e forze dell’ordine, perché secondo loro andare per vie legali era impossibile, per inchiodare i pedofili bisognava creare false relazioni...
Sono cose allucinanti. Il mio bambino non era vittima di nessuna rete di pedofili, fino all’ultimo giorno è sempre stato con me oppure affidato a mia mamma e mia sorella. I suoi assassini stanno pagando la loro pena e tutto è acclarato: ricamarci sopra altre ipotesi assurde è irrispettoso. Leggo che sempre Anghinolfi , Monopoli e tutta la loro compagnia tirano in ballo persino la ’ndrangheta, per delineare un quadro ancora più allucinante. Sappiano allora che durante le ricerche di Tommy persino la criminalità organizzata presente in Emilia si fermò per permettere alle forze dell’ordine di occuparsi appieno di lui e la mafia avviò sue indagini parallele per aiutare a ritrovare il mio bambino. Questo è emerso dalle intercettazioni. Mi pare che certe persone siano preda di deliri perisolosi.

Perché secondo lei hanno citato proprio Tommy?
Me lo chiedo anch’io. Certamente però la sua storia è esemplare. Poi per il forte impatto emotivo che ancora oggi provoca nelle persone: nessuno lo ha più dimenticato e ricevo ancora pacchi di lettere. Infine perché noi siamo in Emilia, cioè nella zona giusta, utile per loro... Evidentemente qualcuno voleva spaventare le persone e la storia di Tommy, così impressionante, sembrava fatta apposta.



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