
Ansa
La Corte penale internazionale chiede chiarimenti a Roma sul rilascio di Osama Njeem Almasri, il torturatore libico ricercato dall'Aja, arrestato e poi scarcerato dalle autorità italiane, prima di essere espulso e scortato in patria a bordo di un aereo di Stato. Il governo ha ora tempo fino al 17 marzo per fornire le proprie contro deduzioni.
Al momento, precisa la Cpi, non c'è alcuna ipotesi formale di mancata cooperazione, ma L'Aja - secondo quanto scritto martedì mattina da alcuni quotidiani - vuole spiegazioni anche per la mancata cooperazione sulla perquisizione e il sequestro dei materiali del ricercato. La procedura in questi casi prevede prima l’avvio di uno confronto con il Paese interessato su base documentale. Solo successivamente, i giudici potrebbero chiedere l’audizione di un rappresentante del paese sotto esame, che in questo caso potrebbe essere l’ambasciatore italiano in Olanda.
Ieri sera è tornato sul caso anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha ammesso l'esigenza da parte del governo di non divulgare informazioni circa il motivo dietro il rimpatrio di Almasri: «Gli Stati quando serve prendono decisioni in base alla ragion di Stato. Si ricorda la lettera dei Tre Moschettieri “il latore della presente ha fatto quel che ha fatto per il bene dello Stato”?. Ci sono cose che gli Stati fanno per interesse dello Stato stesso, di cui non devono dare giustificazioni. La necessità di rimandare questa persona in Libia era evidente a tutti». Un'ammissione della precisa volontà di Roma di scarcerare il capo della polizia giudiziaria libica, che però finora non è stata mai fatta in questo modo.
Nel frattempo Pd, M5s e Avs sono intervenuti alla Camera per chiedere a Nordio (nei confronti del quale hanno presentato una mozione di sfiducia) il documento sul caso Almasri, «la tavola sinottica che raffrontava i capi di imputazione» che lo stesso guardasigilli «aveva mostrato» durante la sua informativa. «O il ministro mantiene la parola» e mette le carte a disposizione del Parlamento «o invia al presidente della Camera una lettera in cui spiega i motivi per cui non lo fa e chiede scusa al Parlamento», ha affermato per primo il dem Federico Fornaro. Che poi ha preannunciato: «Fintanto che non sarà mantenuta la promessa, noi faremo tutti i giorni questo intervento».
Il documento in questione «dopo tre sollecitazioni non è stato dato né ai capigruppo, né alla presidenza della Camera. A noi i bugiardi non piacciono», ha puntato il dito Marco Grimaldi di Avs. «Stiamo ancora aspettando quelle carte che rappresentavano lo strumento» mediante il quale il governo è «venuto meno ad un obbligo internazionale», gli ha fatto eco anche Cafiero De Raho per il M5s.