venerdì 10 luglio 2020
La Corte: è irragionevole il divieto, targato Salvini, d’iscrivere all’anagrafe i richiedenti asilo I giallorossi plaudono, ma slitta la riunione sulle modifiche E M5s spinge per settembre
Bocciati i decreti sicurezza. Ma la maggioranza indugia sui ritocchi

Ansa

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La bocciatura della Consulta è perentoria. La norma, contenuta nel primo decreto sicurezza datato 2018, che «preclude l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo» è stata ritenuta irragionevole e in violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Lo ha stabilito ieri la Corte costituzionale, dopo aver esaminato le questioni di legittimità sollevate dai tribunali di Milano, Ancona e Salerno in merito alla disposizione che preclude agli stranieri che hanno avanzato richiesta d’asilo l’iscrizione all’anagrafe, da cui derivano diversi altri diritti (come l’accesso alle prestazioni sanitarie).

La norma sotto esame, come detto, è contenuta nel primo dei due decreti legge 'sicurezza' targati Matteo Salvini, approvato nell’ottobre 2018 dall’esecutivo giallo-verde (M5s-Lega). In attesa del deposito della sentenza, una nota precisa che la disposizione censurata non è stata ritenuta in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione sui requisiti di necessità e di urgenza dei decreti legge. Ma la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: da un lato, come lamentato in questi due anni anche da diversi sindaci, «per irragionevole disparità di trattamento», perché rende «ingiustificatamente più difficile» ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi anche ad essi garantiti; dall’altro «per irraziona- lità intrinseca», poiché la norma censurata «non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza».

Ancora una volta, dunque, una decisione della Consulta anticipa l’azione di governo e Parlamento. Da mesi infatti, fra vertici, bozze e trattative, l’attuale maggioranza discute delle modifiche ai decreti salviniani. L’ultima bozza, limata dopo tre riunioni fra il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e i rappresentanti di M5s, Pd, Iv e Leu, avrebbe dovuto essere esaminata ieri pomeriggio al Viminale, ma l’incontro è stato rinviato alla prossima settimana poiché, viene spiegato, i lavori alla Camera hanno richiesto la presenza in aula di alcuni partecipanti. In ogni caso, in maggioranza la sentenza viene salutata con soddisfazione. «È una prima picconata al decreto», considera il deputato dem Stefano Ceccanti. Concorda l’esponente 5s Giuseppe Brescia: «Nelle riunioni dell’allora maggioranza, l’avevamo detto più volte alla Lega. Sordi e ottusi, sono andati avanti con minacce e ricatti, scambiando le leggi per spot. La sentenza della Corte è un duro colpo per quel modo di fare politica».

Esulta anche Marco Di Maio (Iv): «Quei decreti sono bombe a orologeria. Ora basta indugi, subito in calendario la modifica». La nuova bozza confluirà in un decreto legge: Pd, Iv e Leu premono per luglio, M5s ipotizza settembre. Secondo il ministro Lamorgese, «arriveranno in tempi brevi modifiche che potrebbero anche andare oltre i rilievi del presidente Mattarella e riguardare il sistema di accoglienza e la protezione umanitaria ». Quando? «Bisogna vedere – è la sua valutazione – quando il Parlamento sarà disponibile all’esame. Siamo a luglio, poi ad agosto ci sarà un periodo di chiusura, dobbiamo tenerne conto».

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