
Raffaele Nevi - ImagoEconomica
«Noi attendiamo le mosse degli altri, perché sostanzialmente la nostra l’abbiamo fatta, presentando una concreta proposta di legge, che ipotizza un percorso decennale basato sullo Ius scholae». Portavoce nazionale di Forza Italia e vice capogruppo vicario alla Camera, Raffaele Nevi è fra i più presenti nel dibattito sulla nuova legge per riformare le modalità di conseguire la cittadinanza.
Ora che i fumi della contrapposizione politica legata al referendum si sono dissipati, come convincerete la maggioranza a ripartire da lì?
Intanto chi diceva “tanto Forza Italia non presenterà mai una pdl” è stato smentito. La nostra proposta di legge è stata depositata in entrambi i rami del Parlamento. Dopodiché, bisognerà concretamente mettersi d'accordo sulla calendarizzazione, perché solo così potrà partire l'iter del testo.
Prima sarebbe necessaria un’intesa politica, no?
Certo. Per far partire l’iter , ci deve essere accordo sulla proposta. Altrimenti, è inutile avviarlo, se non abbiamo un’intesa su nulla.
Ma dentro Fratelli d’Italia c’è chi, come il capogruppo in Senato Malan, nutre perplessità.
Temo che il presidente Malan possa esser stato tratto in inganno dalla narrazione che fa la sinistra. C’è chi crea confusione ad arte, sovrapponendo la nostra proposta al quesito referendario, al quale siamo stati fermamente contrari, tanto che non siamo andati a votare. La nostra pdl non prevede in alcun modo la riduzione dei tempi per il rilascio della cittadinanza da 10 a 5 anni. Su questo non è equivocabile: al criterio dei 10 anni di residenza, richiesti attualmente, vogliamo far aggiungere l’aver frequentato con profitto dieci anni di scuola, un percorso formativo che garantisce un’effettiva integrazione linguistica, culturale e civica. Lo Ius scholae, appunto.
Se il criterio è chiaro, perché FdI avanza dubbi?
Mah, forse le critiche riguardano il fatto che, se un bambino figlio di residenti stranieri inizia la scuola elementare a 6 anni, dopo un decennio di istruzione possa ottenere la cittadinanza a 16, anziché gli attuali 18. Però il punto non è quando la rilasci, ma come: se hai frequentato 10 anni di scuola con profitto, conosci la lingua italiana, ti comporti bene e mostri attaccamento ai valori del nostro Paese, secondo noi è giusto dartela...
Pure la Lega non vuole sentirne parlare. Il vostro leader Tajani ribatte: non do ordini, ma neanche li prendo. Con un tale clima di dissenso, come convincerete gli alleati?
Intanto, una premessa: la questione non fa parte dell'accordo di governo, quindi non c'è un preciso impegno di nessuno dei partiti di maggioranza né a modificare la legge attuale, né a non modificarla. Il dibattito, sviluppatosi anche a seguito della partecipazione di giovani atleti alle Olimpiadi, è libero e molte forze politiche hanno presentato propri disegni di legge. Ciò detto, ovviamente non ci offendiamo se qualcuno - come la Lega o altre forze - non condivide la nostra proposta di legge. Ma speriamo che quantomeno la si legga, perché a volte c’è la sensazione che chi la critica non l’abbia letta.
Nei giorni scorsi, è intervenuta direttamente la premier Meloni. La legge attuale è ottima, ha detto. Non suona come un definitivo altolà?
Per carità, chi dice nulla: la legge in vigore funziona. Tuttavia, è un po’ datata e può essere innovata, nell’ottica di andare incontro a coloro che davvero si vogliono integrare. Per chi invece non vuole farlo e infrange le leggi, abbiamo previsto pene severe come quelle contenute nel decreto sicurezza. Insomma, noi riteniamo che, se ci saranno le condizioni politiche, sia meglio innovare le norme sulla cittadinanza e abbiamo proposto come, ma certo non imponiamo agli altri di pensarla come noi. E neppure pensiamo - come invece va dicendo la sinistra - che sia il tema fondamentale per il futuro del Paese. Le priorità sono altre...
Quali? Le riforme costituzionali del premierato e della magistratura?
Prima di tutto viene la riforma fiscale, la riduzione delle tasse...
Capisco. E non temete che, priorità dopo priorità, alla fine il tema della cittadinanza scivoli di nuovo in un cassetto del Parlamento? Non sarebbe opportuno cercare un’intesa bipartisan, per smuovere le acque?
Non è un argomento che fa parte del patto di governo, è un tema del Parlamento. E le pdl depositate sono varie e diverse fra loro: c’è la nostra, di cui abbiamo detto; c’è la sinistra, con Pd e Avs che insistono sullo Ius soli; c’è M5s, che pensa a uno Ius scholae di 5 anni; e c’è Azione, con Calenda che mi pare abbia una posizione più vicina alla nostra. Insomma, non è semplice trovare un punto in comune. E in ogni caso, noi non intendiamo mercanteggiare: per noi 10 anni di Ius scholae sono la migliore ipotesi.
Quindi, per voi l’unica strada percorribile è una convergenza sul disegno di legge di FI?
La proposta è alle Camere, quindi la dinamica è parlamentare. E pensi che ho sentito alcuni esponenti di sinistra dire che il nostro testo è già qualcosa. Certo, trovo curioso il fatto che chi sosteneva, attraverso il referendum, il dimezzamento dei tempi d’attesa a 5 anni, ora appoggi un percorso di 10. In ogni caso, noi andiamo avanti, perché siamo fermamente convinti che sia una proposta buona per favorire l'integrazione e per il futuro del nostro Paese.