lunedì 23 giugno 2025
«Non c'è più tempo da perdere, i bambini vengono spogliati e adescati grazie all'Ia»
La presentazione del Dossier dell'Associazione Meter

La presentazione del Dossier dell'Associazione Meter - foto Pino Ciociola

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Impossibile non ne approfittassero. L’Intelligenza artificiale è la nuova frontiera della pedofilia e pedopornografia: chi abusa si rivolge a chatbot, sistemi che interagiscono online con i minori. Non solo, è possibile “spogliare” i bambini (2.967 caduti in questa rete solo nella prima metà del 2025) e farli agire dentro situazioni di abuso grazie al deepfake. La denuncia arriva dal primo Dossier in assoluto su quest’emergenza, realizzato dall’Associazione Meter (www.associazionemeter.org) fondata e presieduta da don Fortunato Di Noto e presentato stamane, con il viceministro del Lavoro delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, il capo della Polizia postale e per la sicurezza cibernetica, Ivano Gabrielli, Chiara Griffini, presidente del “Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori”, Vincenzo Corrado, direttore delle Ufficio Cei per le comunicazioni sociali e Stefano Di Battista, presidente del Copercom.

Fare in fretta. A metterla in sintesi, Meter ha denunciato che i pedofili spogliano i bambini su “Signal” (507 gruppi segnalati dall’Associazione alla Polizia postale), quasi 6mila sono stati spogliati dall’Ia da gennaio a oggi, il 92% dei ragazzi ha usato una chatbot. Morale? Don Di Noto, “non c’è più da perdere tempo”.

Gioco innocuo? Niente affatto. “Non riuscendo a riconoscere le vittime vere da quelle fake, si potrebbe rallentare di fatto il lavoro delle forze dell’ordine, permettendo una diffusione di materiale pedopornografico su larga scala”, avvisa Meter del Dossier. Non solo, si possono “falsificare le prove, generando materiale per incastrare qualcuno, calunniarlo, diffamarlo”. Per dire.

Ancora, aumenta la domanda di materiale pedopornografico e la sua possibile ‘normalizzazione”, “perché tanto sono immagini virtuali”. Senza contare le violazioni, dalla privacy alle manipolazioni delle immagini, provocando un danno alla reputazione del minore.

I chatbot. “Lo sviluppo dell’Ia ha permesso ai pedofili il massimo risultato col minimo sforzo – spiega Meter -. Mentre prima per adescare un bambino dovevano chattare di persona, adesso è possibile reperire un chatbot, cioè un programma che interagisce con i minori, usa il loro linguaggio al fine di creare una relazione empatica e indurli allo scambio di materiale intimo, facendo sentire il bambino compreso, accettato, complice”.

Tanto più che i chatbot sono quasi inafferrabili, “cambiano link e canali continuamente, crittografano e distribuiscono in tempi rapidi il materiale”.

La messaggistica. Secondo i dati raccolti dall’Osmocop (Osservatorio mondiale di contrasto alla pedofilia di Meter), “il sistema di messaggistica più usato è Signal (80%) che offre crittografia e alto anonimato, seguito da Telegram (canali pubblici e scarsa moderazione), Viber a pari merito con Whatsapp (chat private e gruppi chiusi con comunicazione diretta), per chiudere con Instagram (2% adescando con profili falsi), e altre piattaforme (1% di cloud, forum, darknet)”.

Grandi numeri. A questo punto Merter ha voluto sapere di più e in collaborazione con il “Servizio nazionale tutela dei minori della Cei “ha proposto un questionario a 989 studenti nella fascia d’età 14-18. I risultati sono preoccupanti: il 92,2% ha interagito con un chatbot, l’81% è convinto che i deepfake possano rovinare la reputazione e la vita di una persona, il 53,4% conosce il fenomeno deepfake e il 42,3% ha visto qualcosa che l’ha messo a disagio.

E però “dà speranza – sottolinea don Di Noto - che “il 90,5% ritiene diffondere un deepfake e deepnude un serio pericolo” e che “il 65,1% denuncerebbe senza indugio”.

Nuove norme. “Meter vuole denunciare e sollevare una forte presa di posizione della società, della politica e della chiesa, perché norme più uniformi e severe permettano di combattere questo abietto fenomeno – ha spiegato il sacerdote -. Offriamo la nostra competenza a Papa Leone XIV nel momento in cui annuncia la stesura di una lettera enciclica sull’Ia. Un fronte che non dev’essere ignorato da nessuno”.

Strumento di abuso. Così, scrivono in un messaggio congiunto il presidente e il segretario della Cei, il cardinale Matteo Zuppi e l’arcivescovo Giuseppe Baturi, “la lettura del Dossier non lascia spazio alle ambiguità, l’Ia oggi è anche uno strumento di abuso. Le tecnologie più avanzate, progettate per migliorare la vita, vengono utilizzate per creare immagini pedopornografiche, alterare foto di minori, manipolare conversazioni e generare rapporti simulati capaci di aggirare la sorveglianza degli adulti e la consapevolezza stessa dei bambini”.

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