domenica 23 ottobre 2022
All'incontro della Comunità di Sant'Egidio il grido unanime dei presidenti italiano e francese. E il cardinale: guerra, fallimento della politica e dell'umanità. Le parole di Riccardi e Impagliazzo
Il presidente Mattarella

Il presidente Mattarella - Ansa

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Riallacciare il dialogo e uscire dalla logica del riarmo ma nel rispetto dei diritti di chi è aggredito ingiustamente: è questo il messaggio forte che emerge dall'evento di Sant'Egidio, "Il grido della pace", che vede a Roma centinaia di leader di tutte le religioni. E che accomuna il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente francese Emmanuel Macron, che oggi hanno aperto l'assise internazionale organizzata dall''Onu di Trastevere'.

Parla di pace anche papa Francesco che martedì chiuderà questo evento al Colosseo e pregherà "per la pace in Ucraina e nel mondo". La parola pace risuona anche nei primi auguri del Pontefice al nuovo esecutivo: "Oggi all'inizio di un nuovo governo preghiamo per l'unita e la pace dell'Italia". A stretto giro arriva il ringraziamento di Giorgia Meloni.

Per il presidente Mattarella serve "una pace che non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito. In Ucraina, come altrove, occorre riannodare i fili dell'umanità che la guerra spezza: vite, famiglie, legami umani e sociali". Per il capo dello Stato italiano "è anzitutto una sfida in Europa e per l'Europa". E allora la Ue deve ricoprire un ruolo di "garante". "L'Europa non può e non deve permettersi di cadere prigioniera della precarietà, incapace di assolvere al suo naturale ruolo di garante di pace e di stabilità nel continente e nelle aree vicine" dice sottolineando come "la sciagurata guerra mossa dalla Russia rappresenta una sfida diretta ai valori della pace".

Parla con forza di pace anche il Capo dell'Eliseo Emmanuel Macron ma non con la resa: in Ucraina "la pace è possibile" ma sarà "quando e quella che loro decideranno - ha detto riferendosi agli ucraini - e che rispetterà i diritti del popolo sovrano". "Non lasciamo che la pace oggi sia catturata dal potere russo. Oggi la pace non può essere la consacrazione della legge del più forte - rimarca il presidente francese - né il cessate il fuoco che definirebbe uno stato di fatto". E commenta: "io ce l'ho messa tutta per dialogare con il presidente Putin" ma ora è il momento di parlare, anche "sotto traccia", con il popolo russo perché "non è la loro guerra".

Chiede una nuova via per riallacciare i rapporti così sfilacciati in Europa e nel mondo, il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi: "Si parla troppo di riarmo, dovremo certamente riprendere un discorso forte per evitare che l'unica logica sia quella militare, chiedere sempre che tutti i soggetti, con audacia e immaginazione, concorrano a tessere la tela della pace". '"Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell'umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del malè". È l'ammonimento del cardinale Matteo Zuppi, che cita la Fratelli tutti di papa Francesco nel suo
intervento all'evento per la pace organizzato a Roma da Sant'Egidio.

Il cardinale Zuppi

Il cardinale Zuppi - Siciliani

E anche il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, indica il dialogo come unica chance per arrivare alla composizione dei conflitti. "Una delle cose più sciocche del nostro tempo è dire che volere la 'pace' sia essere filo-putiniani. Questo assolutamente non è vero. Perché pace prima di tutto è una parola per gli ucraini, questo martoriato Paese che ha subito l'aggressione russa che ha 8 milione di persone fuori dei suoi confini". "Noi rischiamo di rinunciare a questa grande parola, che è nostra, che è cristiana, che è delle religioni, che è europea", ha aggiunto Riccardi. Anche per il presidente di Sant'Egidio Marco Impagliazzo "la pace è stata soffocata da troppi rumori di guerra e per questo vogliamo far risuonare il nostro grido di pace". Tutti insieme, cristiani ad ebrei, musulmani e buddisti, politici ed intellettuali, studenti e volontari. E tra i leader del mondo oggi maggiormente impegnati per la pace c'è papa Francesco che oggi all'Angelus ha ribadito: "Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le discordie ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze".

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