mercoledì 27 dicembre 2023
L'economista ed ex viceministro dell'Economia: il no serviva sul Patto di stabilità, così ci condanniamo ad anni di crescita modesta
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Economista ed ex viceministro dell’Economia, Mario Baldassarri ha un punto di vista personale chiaro e netto rispetto al combinato disposto Patto di stabilità-Mes, opposto a quanto deciso da Parlamento e governo la scorsa settimana, tanto che, spiega, «avrei ratificato il Mes e posto il veto sul nuovo Patto».

Cosa non va nel nuovo Patto di stabilità?
Non risolve alla radice il “cancro” del vecchio Patto, non distingue tra spesa corrente e investimenti pubblici. In questo modo contraddice la teoria economica degli ultimi 80 anni. Alla fine sono stati confermati i vecchi parametri (il 3% di rapporto deficit-Pil), dando semplicemente più tempo per l’aggiustamento. Ma poiché è il parametro ad essere sbagliato, non si fa altro che allungare i tempi verso un traguardo altrettanto sbagliato. Un conto è fare deficit di parte corrente, cioè quello che si chiama risparmio pubblico negativo (che distrugge le potenzialità di crescita dell’economia), un altro è fare investimenti pubblici, che invece aumentano la produttività totale dei fattori e alimentano la crescita.

Quindi non ha torto chi dice che ancora una volta Francia e Germania saranno avvantaggiate?
Più che Francia e Germania, si tratta di miopi e illusori obiettivi finanziari che hanno prevalso ancora una volta. Tra l’altro con l’ipocrisia di andare a spiluccare qua e là dicendo: “Togliamo gli investimenti sulla difesa e sulla transizione ecologica (in parte)”. E con lo specchietto per le allodole che è quello di scorporare il “di più” di interessi pagati sul debito dovuti all’aumento dei tassi della Bce fino al 2026. Ma il picco dei tassi è stato raggiunto quest’anno e scenderanno nei prossimi anni, quindi questo di più sarà una cifra piccolissima se non inesistente. Con il nuovo Patto di stabilità ci autocondanniamo in Europa e in Italia a una crescita strutturale modesta, tenendo conto però che, mentre in Italia negli ultimi 25 anni la produttività e i salari sono rimasti fermi, nel resto d’Europa sono cresciuti del 2530%. Per questo ho parlato di bradisismo dell’economia italiana rispetto a quella europea. Invece di fare il nuovo Patto di stabilita (che allunga i tempi verso parametri stupidi), avremmo dovuto rendere permanente il Next generation Eu, facendone un embrione di bilancio federale europeo.

E del Mes cosa pensa?
Il vecchio Meccanismo europeo di stabilità era il fondo salva Stati, il nuovo estende sostanzialmente questa possibilità di intervento anche per salvare banche e in condizione di reciprocità fra tutti gli Stati, anche perché ormai il sistema bancario e finanziario europeo è totalmente integrato e ciò che accade in Germania si ripercuote in Spagna, Italia e Portogallo e viceversa. Poiché in questo momento le banche italiane sono abbastanza solide, si dice: “Con il Mes, se in Germania le cose vanno male dovranno pagare anche i cittadini italiani” e questo è vero, ma è reciproco e si tratta di un interesse collettivo dell’intero sistema finanziario. È un po’ come accaduto con il Covid: se avessimo istituito subito le zone rosse forse la pandemia non si sarebbe diffusa in modo così tragico. Il Mes non è altro che un cordone finanziario che impedisce la diffusione dell’eventuale “contagio”. Poi c’è un’altra cosa.

Quale?
Ratificare il patto non significa utilizzarlo, motivo per cui l’avrei ratificato.

Quindi come giudica l’atteggiamento del governo, i suoi continui rinvii?
La mia è un’opinione personale. Ognuno decide quello che ritiene opportuno. Del resto il voto in Parlamento sul Mes ha spaccato tutti, maggioranza e opposizione. Di certo, senza la firma la riforma non entrerà in vigore a gennaio. Dopo di che lo stesso governo ha detto che si può modificare, ma se si modifica deve ripassare per tutti gli Stati e i tempi si allungheranno di molto.

Della manovra cosa pensa? È il massimo che si poteva ottenere?
È il massimo che si può ottenere stante la situazione attuale, non toccando nulla della struttura del bilancio pubblico. La manovra vale 24 miliardi: 15 sono il maggior deficit, quindi ne restano 9 che è quello che si muove dentro il bilancio pubblico. Ma lì dentro ci sono in tutto 1.080 miliardi di spesa e mille di entrate, quindi muoviamo 9 miliardi su mille di entrate e spese.

E come si poteva fare di più?
Facendo quello che per tre anni consecutivi ha suggerito l’ex governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. La madre di tutte le riforme è la ristrutturazione del bilancio dal lato delle entrate e della spesa. Se nelle uscite ci sono 150 miliardi di spesa buttata e nelle entrate mancano 100 miliardi di evasione e se ci sono 120 miliardi di tax expenditures (le agevolazioni fiscali, ndr), allora dentro questi tre “moloch” si possono ricavare 30-40 miliardi o forse più per fare una manovra prudente sul fronte finanziario, ma coraggiosa e strutturale sul piano dell’economia reale.

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