sabato 2 gennaio 2016
​Salento, messa a rischio l'incolumità. Secondo il giudicie per le indagini prelimiari le misure adottate dal commissario straordinario sono state una macroscopica violazione di legge.
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La Xylella non è l’unico e, certo, nemmeno il principale nemico degli ulivi salentini. Le misure adottate dal Commissario straordinario sono state una «macrospica violazione di legge» e «i cosiddetti 'Piani Silletti'» sono «abusivi», scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Alcide Maritati, nell’ordinanza che convalida il sequestro degli ulivi disposto dalla Procura leccese. Quarantaquattro pagine che non soltanto riconoscono più che fondate le conclusioni degli inquirenti, ma vanno oltre. Annotando strane 'coincidenze' e strani 'interessi' e avvisando su quanto potrebbe accadere. Allontanarli. Servono «più convincenti studi e approfondimenti scientifici» sulla 'Sindrome di disseccamento rapido degli ulivi' (Codiro) in provincia di Lecce e Brindisi – si legge – e ci si deve affidare a esperti, anche internazionali, soprattutto evitando «il coinvolgimento di persone o soggetti giuridici che possono aver avuto un ruolo nei fatti su cui si indaga». Cioè, meglio che i tecnici del Cnr barese, dell’Università di Bari, dello Iam e dell’'Istituto Basile Caramia' (cominciando da quelli indagati) si occupino adesso di altro. Margini netti... Anche il ministero per le Politiche agricole dovrebbe chiarire. Ad esempio perché il 26 settembre 2014 abbia dichiarato, con decreto, «infetta quasi tutta la provincia di Lecce, considerandola come un unico, grande focolaio, pur senza avere nessuna certezza che di focolaio si trattasse», scrive il gip. A proposito, dalle foto aree «emerge chiaramente che le zone interessate dal disseccamento sembrano avere margini netti e corrispondenti ai confini di proprietà e/o di particelle catastali ». Insomma, nessuna «propagazione omogenea» del batterio. Anzi, «le aree interessate coincidono con quelle oggetto di 'sperimentazioni in campo' di prodotti altamente tossico-nocivi avvenuta negli anni passati ad opera di soggetti privati e istituzionali». Comitato inaffidabile. Fra l’altro – sottolinea il giudice –, sempre quel decreto ministeriale nominava un comitato tecnico-scientifico per la Xylella, ma «è evidente il coinvolgimento di persone che figurano tra gli indagati» e soprattutto che «in qualche misura sarebbero coinvolte in studi e sperimentazioni, oltre che in accordi commerciali, che risulterebbero connessi al fenomeno oggetto di studio». E questo «rende non pienamente attendibile e affidabile il lavoro del comitato stesso». Serio rischio. Le indagini stanno mettendo insieme le tessere di un puzzle. È «conclamato» che la presenza di Xylella «non costituisce fonte di rischio per la pubblica incolumità», si legge ancora. Ed è altrettanto «inconfutabile» come invece «proprio le misure imposte dai 'Piani Silletti', compreso l’uso massiccio di pesticidi, rappresentino un serio rischio» per la stessa «incolumità pubblica». Danni non valutati. Il quadro, dipinto dagli inquirenti e rafforzato dalle considerazioni del gip, inquieta. Ne è in qualche modo sintesi un passaggio a pagina 39 dell’ordinanza di conferma, dove si annota «come non siano state valutate le conseguenze dannose per l’ambiente e l’incolumità pubblica» nelle scelte dell’Affaire Xylella. Bugie all’Ue. Il gip Maritati sottolinea poi almeno due «omissioni» e una «falsità » alla Commissione europea: non è stato riferita «l’effettiva essenza e consistenza del fenomeno del disseccamento degli ulivi», né «la doverosa e imprescindibile analisi del rischio delle misure da adottare», ed «è stata fornita una falsa rappresentazione della realtà» sull’«asserito, ma assolutamente incerto, ruolo svolto dalla Xylella nella sindrome da disseccamento degli ulivi». Monumenti viventi. Nell’ordinanza viene anche ricordato come l’ulivo sia «simbolo identitario per la popolazione salentina e pugliese, non a caso figura nell’emblema della Regione»: circa 60 milioni di piante, la metà secolari e si stima fra 3 e 5 milioni pluricentenari. «Ognuna di queste rappresenta un vero e proprio monumento vivente». 
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