
Il ministro dell'Interno Piantedosi - Ansa
Il caso monta minuto dopo minuto, divampando in serata: i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, attesi a Bruxelles dal “Monitoring group” sullo Stato di diritto istituito in seno alla Commissione europarlamentare Libe, non hanno partecipato all’audizione. E il motivo lo spiegano gli europarlamentari di Fratelli d’Italia: il meeting, dicono, era dominato dalla sinistra, e i relatori proposti dai Conservatori, tra i quali il direttore del Tempo Tommaso Cerno e l’associazione Pro Vita & Famiglia, non sono stati accolti. E dunque, per i meloniani, a partire dal leader a Bruxelles Nicola Procaccini, non vi era alcuna prospettiva di avere un’audizione «equilibrata».
Prima però della difesa da parte di Fratelli d’Italia, era emersa, a scatenare ufficialmente il caso, una nota informale dei rappresentanti di maggioranza del “Gruppo di monitoraggio”, che hanno espresso «delusione e rammarico» per l'assenza dei ministri italiani dell’Interno e della Giustizia. Le stesse fonti hanno fatto notare che l'invito nei loro confronti sarebbe stato inoltrato in tempo utile. In passato - accusano dalla maggioranza - «è capitato che qualcuno non venisse al gruppo di lavoro ma di norma i ministri dei Paesi membri si sono quasi sempre presentati, compresi gli ungheresi».
Il sospetto, spiegano gli esponenti del Gruppo di Monitoraggio che fanno riferimento alla maggioranza, è che l’Italia non abbia voluto dare risposte nel merito su alcuni «problemi». Il capo della Direzione generale Stato di diritto Julien Mousnier avrebbe posto l’accento su lentezza nel processo di digitalizzazione nella giustizia, abuso d’ufficio e corruzione. Fari accesi anche sulla concorrenza televisiva, sull’uso eccessivo dei decreti di urgenza e sugli effetti del decreto sicurezza.
Ma il vero problema per il governo italiano è stato il panel delle persone sentite. È intervenuto il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, coinvolto nello scandalo Paragon. Quindi - secondo quanto riferito da alcuni presenti - avrebbe preso la parola il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. Avrebbe detto che è in Rai da 35 anni ma mai ha sentito un clima così pesante. Alla riunione hanno infine partecipato anche rappresentanti delle famiglie arcobaleno. L’ipotesi, che potrebbe portare a nuove tensioni con Roma come quelle dell’anno scorso sulla libertà di stampa, è che la Commissione Europea prepari per luglio un nuovo rapporto sullo Stato di diritto.
Per FdI, in sostanza la riunione del “Gruppo” ha preso le sembianze di un “agguato” al governo. Da lì l’assenza dei due ministri. E anche un evento pubblico organizzato poco dopo dai meloniani per denunciare le esclusioni di alcuni relatori che avrebbero rappresentato in modo diverso le politiche del governo su questi temi, a partire appunto dal giornalista Tommaso Cerno.
Secondo europarlamentari del Pd come Alessandro Zan, l’esclusione di Cerno e di altri relatori sarebbe stata dovuto ad un «ritardo nell’iscrizione». Ma da destra - e non solo, in realtà, anche in ambienti radicali e centristi - sono arrivate parole forti, come «censura». Dalla «rule of law» alla «rule of left», ironizza l’europarlamentare di FdI Alessandro Ciriani. Lo stesso Cerno parla di «fascismo di sinistra».
Mentre da Roma le opposizioni iniziano presto a parlare di «opposizioni in fuga» e di un’Italia «sempre più simile all’Ungheria». Il caso è destinato a far rumore anche nei prossimi giorni. Così come non passerà inosservata la presenza del vicepremier e capo della Lega, Matteo Salvini, ieri a Roma all’evento organizzato dalla comunità romena alla presenza di George Simion, leader dell’ultradestra e candidato alle presidenziali.