lunedì 1 giugno 2020
Al via la petizione al Parlamento per rilanciare la campagna di creazione di un dipartimento di difesa non armata. Domani appuntamento online di "Costruttori di pace" e rete "Genova aperta alla pace"
2 giugno di pace, le associazioni in campo per un'altra difesa
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Un due giugno all’insegna della pace, della non violenza e dell’investimento dei fondi destinati alla spesa militare per la lotta al virus. Sono molte le iniziative che per la Festa della Repubblica le associazioni che impegnano da anni per il disarmo (Rete Italiana per il Disarmo, Forum nazionale Servizio Civile, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale enti servizio civile, Rete della Pace, Sbilanciamoci!) hanno organizzato. A partire dalla petizione lanciata oggi, nel giorno della vigilia, dalle sei associazioni promotrici della campagna “Un’altra difesa è possibile” per chiedere al Parlamento di legiferare per l’istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e non violenta. «Ci rivolgiamo a Senato e Camera per offrire un dialogo tra società civile e organi parlamentari sul tema attualissimo e decisivo della difesa della Patria – spiega Mao Valpiana, coordinatore della Campagna e presidente del Movimento Nonviolento, intervenendo a nome delle sie Reti promotrici –. Abbiamo scelto di utilizzare lo strumento della petizione prevista dall'articolo 50 della Costituzione per rivolgerci al Parlamento e chiedere di legiferare per l’istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta».

Nel corso della scorsa legislatura la Campagna era riuscita a raccogliere le firme sufficienti per una proposta di legge di iniziativa popolare, successivamente trasformata in proposta di legge parlamentare con più di 70 firmatari incardinata nelle competenti Commissioni di Montecitorio. «Con il passo odierno chiamiamo di nuovo in causa i parlamentari della Repubblica – continua Valpiana a partire dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e dal presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico a cui abbiamo inviato richiesta di incontro con i rappresentanti della Campagna». L'obiettivo è sensibilizzare i responsabili dei due rami del Parlamento perché si facciano carico della questione e spingani i parlamentari ad agire.

La difesa civile, non armata e nonviolenta è già riconosciuta da diverse sentenze della Corte Costituzionale, ed è presente nella legislazione vigente. Va implementata, va rafforzata, va finanziata – sostengono i promotori - c’è bisogno di «un quadro normativo e l’istituzione del Dipartimento è necessaria per avere uno strumento operativo ed efficace al fine di coordinare le varie forme di difesa civile non armata e nonviolenta: dal servizio civile universale alla Protezione civile, dai Corpi civili di pace ad un Istituto di ricerca per la risoluzione nonviolenta dei conflitti».

Oggi il bilancio del comparto della Difesa è assorbito interamente dai costi della difesa militare armata, con tutto ciò che ne deriva a riguardo di nuovi sistema d’arma, strutture, esercizio ed anche con un impatto su import ed export militare. Le associazioni chiedono invece quantomeno il riconoscimento della parità costituzionale tra difesa militare e difesa civile: pari dignità, pari legittimità. «Senza chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini, proponiamo una contrazione delle spese militari a vantaggio di maggiori finanziamenti per la difesa civile», spiegano.

La proposta di Legge prevede, infatti, che ai cittadini contribuenti sia offerta l’opzione fiscale, con la possibilità di scegliere se destinare il proprio contributo al finanziamento del Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta.

Un 2 giugno di pace – le altre iniziative

Anche domani, per la Festa della Repubblica, ci si mobiliterà per la pace e per la destinazione dei fondi spesi per le armi alla cura della vita con un incontro, alle 17 via Zoom e Facebook, organizzato da Costruttori di pace (questo il link per partecipare all'evento https://us02web.zoom.us/j/83240411154 pwd=Ukh0Vlc4VXAwVHZzWlMwMktUN1dVZz09). Il ragionamento di partenza è che le armi si continuano a produrre, sviluppare, vendere e usare sottraendo immense risorse alla cura della vita e della salute della famiglia umana e del pianeta. Perciò contro questa drammatica realtà è necessaria una mobilitazione popolare - sottolineano i promotori - una vasta e intensa mobilitazione di tutte le donne e gli uomini amanti della pace per chiedere, insieme a Papa Francesco, che almeno in questo momento si smetta di spendere soldi per le armi e la guerra. All’incontro interverranno giovani, studenti, volontari, insegnanti, amministratori locali, esponenti laici e religiosi di diverse istituzioni, organizzazioni e associazioni, giornalisti e artisti. «Il 2 giugno - sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Marcia PerugiAssisi, riuniti attorno ai grandi valori della nostra Costituzione - vogliamo riflettere insieme sulle cose che dobbiamo fare, come cittadini e come popolo, per affrontare non solo le conseguenze del coronavirus ma anche i grandi problemi che stanno investendo il nostro paese e il resto del mondo. Problemi molto concreti, non idealistici o ideologici».

Anche Genova domani si muoverà per la pace. Il due giugno, infatti, sulla sua pagina Facebook e sul canale You Tube la rete di associazioni “Genova aperta alla pace” (ne fanno parte, tra gli altri, l’Associazione Papa Giovanni XXIII, Acli Liguria, Cif Liguria, Comunità di Sant’Egidio) alle 17,45 organizza un incontro per chiedere alle autorità di impedire l’attracco nel porto di Genova e nei porti italiani di navi cariche di armi e munizioni dirette in Paesi impegnati in sanguinose guerre come lo Yemen.

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