giovedì 15 maggio 2025
Confermati anche Stefani e Durigon. Fuori Crippa ma avrà «un ruolo importante» L’ex generale sfida FdI: «Siamo l’unica forza sovranista in Italia. Noi non accettiamo compromessi»
La Lega va più a destra: Salvini nomina Vannacci vicesegretario

Ansa

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Forse non c’era bisogno di riaffermare la postura sovranista della Lega, già ratificata dalla conferma a segretario di Matteo Salvini, unico candidato al Congresso di aprile eletto per acclamazione. Ma di sicuro la nomina di Roberto Vannacci a vice del leader (assieme a Silvia Sardone e ai riconfermati Alberto Stefani e Claudio Durigon), è il suggello definitivo alla transizione di un partito sempre meno interessato alla dimensione autonomista delle origini.

Certo, c’è ancora la “legge Calderoli” a mantenere la parvenza di partito territoriale a vocazione nordista, anche se la strada per la piena attuazione è lunga e pesano i rilievi della Corte Costituzionale. Ma a parte questo - e tolto qualche mal di pancia già emerso in passato per l’attenzione data all’ex generale -, finché al timone ci sarà “il capitano” è difficile che l’assetto possa cambiare.

Che la direzione sia ormai segnata lo ha confermato lo stesso ex generale della Folgore, sostenendo al termine del Consiglio federale di ieri che la Lega è ormai «l’unico vero partito sovranista in Italia». Di fatto una sfida aperta a Fratelli d’Italia, tanto più che Vannacci ha anche specificato che i leghisti «non fanno finta», «non si piegano ai compromessi» e «non si lasciano ammaliare dagli inciuci». Più esplicito di così non si può. «Noi vogliamo cambiare davvero le cose – ha insistito il nuovo vicesegretario – non limitarci alle parole. Vogliamo raddrizzare questo mondo sottosopra». L’autore del best seller più controverso degli ultimi anni (Il mondo al contrario appunto), è pronto a un ruolo di «grande responsabilità» che «non è solo un incarico prestigioso -spiega - ma un impegno concreto verso chi crede in un'Italia libera, forte, padrona delle sue scelte, sovrana», che lo vedrà «lavorare ogni giorno per consolidare un partito che rappresenta la più duratura e resiliente compagine politica del Parlamento e i cui valori sono sovrapponibili a quei principi in cui credo fermamente».

Forse allora non è un caso che l’altra vicesegretaria nominata ieri, Sardone, abbia invece rivendicato la sua appartenenza ai territori, quasi a compensare lo slancio nazionale di Vannacci: «La mia militanza politica è sempre stata radicata nel territorio, tra la gente, ascoltando e rispondendo alle esigenze dei cittadini».

C’è poi Luca Zaia, che non è sembrato entusiasta delle scelte e ha tenuto a precisare che «non cambia identità in base ai vice segretari» e che lui resta «profondamente e geneticamente legato al fatto che noi della Lega dobbiamo rappresentare le istanze del popolo e le diverse identità di questo Paese», perché «il nostro partito è l'unico a farlo ed è un percorso che ci ha sempre premiato».

Da parte sua, Salvini si è detto «molto soddisfatto» delle nomine. Ma ha anche speso parole di lode per il suo braccio destro, Andrea Crippa, rimasto sorprendentemente fuori dal cerchio dei vice nonostante i pronostici. Per lui, ha assicurato il segretario, è pronto «un ruolo rilevante al mio fianco per il bene della Lega», visto che finora «ha fatto un ottimo lavoro» e il partito intende riconoscerglielo.

Al momento non si è levata nessuna voce di dissenso rispetto alle scelte fatte, ma i dubbi della base sull’ex generale ci sono sempre stati e sono noti ai vertici. Forse il prossimo raduno di Pontida annunciato da Salvini per il 21 settembre, sarà il luogo più adatto farli emergere. Ma, almeno per ora, il nuovo corso sovranista del partito appare blindato.

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