giovedì 2 maggio 2019
La giovane atleta Nnachi, nata a Torino da genitori nigeriani, ha saltato oltre i 3,70 metri. Il record italiano outdoor del 2012 sarebbe stato battuto, ma c'è un'incognita: la cittadinanza
Great Nnachi in un frame del video in cui si allena, postato sulla pagina Facebook di Ford Authos Spa

Great Nnachi in un frame del video in cui si allena, postato sulla pagina Facebook di Ford Authos Spa

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Segnatevi questo nome - Great Nnachi -: è la promessa del salto in alto italiano e potrebbe dare grandi (come peraltro promette il suo nome) soddisfazioni al tricolore con le sue performance sportive. Come è accaduto domenica 30 aprile a Borgaretto, quando ha sfiorato il cielo battendo il record italiano outdoor di salto con l'asta, fermo dal 2012: 3.70 metri al secondo tentativo.

Ma... c'è un ma: Great è nata 14 anni fa in Italia, all'ospedale Regina Margherita di Torino, da due genitori nigeriani. Dunque, non è italiana, almeno fino a quando diventerà maggiorenne. Tesserata per il Cus come atleta "equiparata", allenata da Luciano Gemello che è un po' un secondo padre visto che il primo è morto quando lei aveva appena 5 anni, il suo record potrebbe restare lettera morta anche se la Federazione italiana atletica leggera lascia qualche spiraglio: “La questione se sia record italiano o meno è controversa, tant’è che il 24 maggio prossimo il consiglio federale della Fidal avrà all’ordine del giorno proprio l’interpretazione della norma dello Ius soli sportivo: il record registrato da un atleta ‘equiparato’ è record italiano o no?”.

Una nuova italiana appassionata di sport, come il suo fratello minore che gioca nella Juve, brava anche a scuola (frequenta la prima liceo), sulla cui carriera è intervenuto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha lanciato un appello al mondo dello sport: "È giusto che ogni Federazione faccia sì che anche senza la maggiore età sia in grado di omologare i risultati".

"Noi ci troviamo in una situazione in cui, a prescindere da quello che decide la politica, il mondo dello sport reclama questa assurdità per cui dei ragazzi nati in Italia devono aspettare i 18 anni per mettere la maglia azzurra e omologare i risultati, una situazione assurda", ha concluso Malagò.


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