venerdì 6 settembre 2019
«È fatta all’85%», confida un diplomatico Ue. Oggi l’ex premier (a lui anche una vicepresidenza) sarà a colloquio con von der Leyen
Paolo Gentiloni (Ansa)

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Proprio gli Affari economici e monetari, il portafoglio finora di Pierre Moscovici. Di sicuro non c’è niente, ma che si profili questa scelta per il neo-commissario italiano Paolo Gentiloni è una voce che ormai a Bruxelles (e a Roma) si fa sempre più insistente. «È fatta all’85%», dice un diplomatico Ue. Da Roma rimbalzano le notizie di un pressing del governo proprio per questo scottante portafoglio, e a Bruxelles si sente dire che la presidente eletta Ursula von der Leyen voglia dare la priorità ai desiderata italiani a fronte di una scelta di questo peso. Della cosa la tedesca parlerà direttamente con Gentiloni questa mattina a Bruxelles. Praticamente assodato è intanto che l’ex premier dovrebbe avere una vicepresidenza, anche se di rango inferiore alle due vicepresidenze esecutive destinate all’olandese Frans Timmermans e alla danese Margrethe Vestager.

La nomina è stata formalizzata ieri al Consiglio dei ministri, ma era stata già informalmente comunicata a von der Leyen da Conte mercoledì sera. E infatti già ieri mattina la presidente scriveva via Twitter: «Felice di aver ricevuto candidati da tutti gli Stati membri. Non vedo l’ora di formare la mia squadra. Presentazione del collegio martedì». «Ringrazio il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per l’incarico conferito - ha detto lo stesso Gentiloni in una nota - è una responsabilità che mi onora. Cercherò con tutte le forze e con il mio lavoro di contribuire a una nuova stagione positiva per l’Italia e per l’Europa». Più tardi risponderà via Twitter «grazie Matteo» a Renzi che aveva definito «un’ottima notizia per l’Italia» la sua nomina.

Fatto sta che il puzzle sembra prendere sempre più corpo. I francesi insistono per la Concorrenza (il portafoglio che aveva indicato per l’Italia il premier Giuseppe Conte al vertice di giugno), altrimenti c’è già la richiesta di Vestager. Fonti vicine a von der Leyen spiegano che il Commercio dovrebbe andare come previsto all’irlandese Phil Hogan, che ha ottimi rapporti con Washington, un «ponte» cruciale in questa difficile fase del negoziato commerciale Usa-Ue.

Un altro portafoglio «pesante», il Clima, è già appannaggio di Frans Timmermans. Visto che l’Industria o il Mercato Interno sono portafogli economici di media importanza, rimane proprio quello degli Affari economici. L’avrebbe voluto Helsinki che ha mandato a Bruxelles l’ex ministro delle Finanze Jutta Urpilainen, o anche l’attuale vicepresidente per l’Euro Valdis Dombrovskis (lettone), ma a quanto pare von der Leyen dà la precedenza a Roma, nonostante i mal di pancia di alcuni Stati nordici (ma la Germania invece pare d’accordo) all’idea di un italiano a vigilare sui conti di Roma. Per avere la certezza si dovrà aspettare martedì, sorprese sono possibili.

Se Roma punta a questo portafoglio è anche perché, come da programma Pd-M5s, punta alla riforma del Patto di stabilità in chiave di meno austerity e più investimenti. Solo, se davvero Gentiloni avrà il portafoglio di Moscovici, sarà una scommessa difficile: se sarà troppo «tenero» con l’Italia, sarà accusato dai falchi nordici di favoritismo. Se sarà invece più rigoroso, servirà a Matteo Salvini su un piatto d’argento l’occasione per definire lui e il Pd in generale «servi» di Bruxelles a danno dell’Italia. E se non si riuscirà a cambiare le regole del Patto (impresa ardua), sarà un fallimento per lui e il suo partito.




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