sabato 10 dicembre 2022
L'inchiesta avanza anche sul fronte italiano e oggi, a Brescia, è iniziata l’udienza di convalida del fermo della moglie e della figlia di Antonio Panzeri, l’ex eurpoparlamentare di Mdp
L’ex europarlamentare Antonio Panzeri in una foto d’archivio

L’ex europarlamentare Antonio Panzeri in una foto d’archivio - Fotogramma

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All’indomani dello tsunami giudiziario che ha sommerso le istituzioni europee, i contorni del “Qatargate” (l’inchiesta per la presunta corruzione a favore dell’immagine del Paese arabo in vista dei mondiali), si fanno più definiti. Le borse piene di contanti ritrovate nell’abitazione della vicepresidente dell’europarlamento, Eva Kaili, segnano il cambio di passo nelle indagini della procura di Bruxelles e aggravano la posizione della deputata socialista greca, visto che con la flagranza di reato decade anche l’immunità. Nei guai sarebbe finito anche il padre dell’esponente del Pasok, fermato durante un presunto tentativo di fuga con parte del denaro incriminato.

Intanto il lavoro degli inquirenti avanza anche sul fronte italiano e oggi, a Brescia, è iniziata l’udienza di convalida del fermo della moglie e della figlia di Antonio Panzeri, l’ex eurpoparlamentare di Mdp anche lui indagato. Tra l’altro nel mandato di arresto europeo spiccato a suo carico è spuntato anche un dialogo in cui si fa riferimento a una vacanza nel periodo natalizio per tutta la famiglia costata 100 mila euro. Cifra su cui sono in corso accertamenti e di cui ha parlato al telefono la moglie.

Senza contare che proprio dalla ricostruzione del ruolo avuto da Maria Colleoni e Silvia Panzeri emergerebbe anche il coinvolgimento del Marocco, il cui ambasciatore in Polonia avrebbe fatto da tramite per i “doni”. Ma occorre aspettare ancora per definire meglio i contorni di questo intrigo internazionale.

In attesa che la giustizia faccia il suo corso, il destino politico di Kaili appare però già segnato. Anche perché, stando al regolamento interno dell'Eurocamera, la maggioranza dei 3/5 della Conferenza dei presidenti di delegazione, purché rappresenti tre gruppi politici diversi, può infatti proporre all’assemblea Plenaria di far decadere ruoli di primo piano nel consesso di Bruxelles (tra questi anche quello di vicepresidente), qualora si verifichino «seri episodi di cattiva condotta» ed è difficile pensare che il caso non rientri nei parametri.

Ad ogni modo la decisione deve poi essere ratificata dall’aula con la maggioranza dei due terzi dei votanti, fermo restando sia presente la maggioranza degli deputati. Un passo sempre più vicino, come sembra confermare il tweet della la numero uno dei Socialisti a Bruxelles, Iratxe Garcia Perez: «Il gruppo S&D richiederà un nuovo punto all'ordine del giorno della prossima conferenza dei presidenti del Parlamento europeo, sulla base dell'art. 21 del regolamento interno – si legge nel post –. Alla luce dell'indagine, Eva Kaili dovrebbe essere sostituita come vicepresidente del Pe, al fine di proteggere la rispettabilità dell’istituzione e la fiducia dei cittadini».

Gli sviluppi del caso hanno convinto anche la stessa presidente dell’europarlamento, Roberta Metsola, finora silente, a intervenire direttamente: «Il nostro Parlamento europeo è fermamente contrario alla corruzione – ha scritto ieri su Twitter –. In questa fase non possiamo commentare alcuna indagine in corso se non per confermare che stiamo cooperando e coopereremo pienamente con tutte le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie pertinenti. Faremo tutto il possibile per favorire il corso della giustizia».

Si smarcano da Kaili anche i socialdemocratici italiani per i quali l’eurodeputata «si deve dimettere», come ha messo in chiaro Brando Benifei, capodelegazione del Pd a Bruxelles. «Sono certo – ha continuato – che, se non lo farà, lo chiederà il nostro gruppo. E, se necessario, attiveremo la procedura per la destituzione tramite voto dell’Aula».

Parole a cui ha fatto seguito una nota ufficiale dei dem europei, che si sono detti «sconcertati» per «le indagini e i fermi in corso a Bruxelles facenti seguito a episodi di presunta corruzione da parte del Qatar, in particolar modo a fronte delle persone coinvolte. Si tratta di accuse e di questioni estremamente gravi – prosegue la nota – su cui va fatta luce, confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura e delle forze di polizia che stanno effettuando le necessarie verifiche. Auspichiamo che la verità emerga presto e che sia difesa l’onorabilità della nostra istituzione, anche vista la posizione molto dura espressa dal Parlamento Europeo nella sua più recente risoluzione sul Qatar durante la sessione plenaria di novembre».

La vicenda ha turba anche la delicata fase congressuale avviata dal Nazareno, i cui vertici, attraverso la commissione di garanzia della Federazione del Belgio del Pd, hanno già disposto la «sospensione cautelare, con effetto immediato, di Francesco Giorgi, tra i fermati nell’ambito dell’inchiesta – come scrive lo staff dei dem in un comunicato stampa diffuso ieri sera –. Condanniamo con fermezza ogni forma di corruzione e ogni tentativo di condizionare l'indipendenza dell'Europarlamento e di tutte le istituzioni europee. Sosteniamo pienamente il lavoro della magistratura e delle autorità inquirenti belghe. Sulle gravi ipotesi accusatorie deve essere fatta piena luce nel più breve tempo possibile con la massima trasparenza».

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