lunedì 10 febbraio 2025
Domani la riunione. Sul tema sale il nervosismo nella maggioranza e il viceministro Leo (FdI) apre: sono d'accordo. Segnale nel Milleproroghe: sarà riammesso chi è rimasto fuori da quella "quater"
Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, visita il cantiere del villaggio olimpico di Milano/Cortina 2026.

Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, visita il cantiere del villaggio olimpico di Milano/Cortina 2026. - ANSA

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Il “cannoneggiamento” va avanti da giorni. Ma per la Lega, ormai, la campagna su una nuova rottamazione, la quinta, delle cartelle esattoriali (che ieri ha registrato un’apertura nel decreto Milleproroghe) sta assumendo toni ben più forti di quelli di una semplice battaglia “di bandiera”. È ben di più e, soprattutto, è un tema che rischia di scavare un solco netto rispetto alla premier Giorgia Meloni e di seminare mine nel perimetro della maggioranza. La riprova si è avuta ieri, quando Matteo Salvini ha convocato un consiglio federale “urgente” della Lega, domani (al rientro del leader dal viaggio in Israele), con al primo punto dell’ordine del giorno la cosiddetta “pace fiscale”, tema che il segretario leghista, ma anche vicepremier, definisce «di emergenza nazionale».

Il paradosso è che l’obiettivo è quello di “stanare” il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti che, pur essendo dello stesso partito, in nome della tenuta dei conti pubblici finora è stato contrario. E alla figura del titolare del Mef guardano anche i Fratelli d’Italia, il partito della premier, finora cauti su questo intervento, che dal ministro attendono indicazioni sulle coperture necessarie: si parla di 5 miliardi di euro (la quota d’interessi e sanzioni a cui lo Stato rinuncerebbe), anche se sull’altro piatto della bilancia ci sono i soldi che entrerebbero subito. Anche se va detto che un segnale è giunto ieri dal viceministro (di FdI) con competenza sul Fisco, Maurizio Leo, finora refrattario pure lui: «Vorrei sgombrare il campo da un equivoco, sono d’accordo su una nuova rottamazione, ma tutto si deve fare con gradualità alla luce delle osservazioni della Ragioneria», poi «ci sarà una sintesi politica», ha detto Leo.

Al di là degli aspetti tecnici, c’è però un dato politico di potenziale svolta sul tema. Non passa giorno che Salvini non lo ripeta: «Per me, per la Lega e anche per il ministro Giorgetti la priorità di questo 2025 è la rottamazione di questi milioni di cartelle», ha sottolineato. Costretto ad ammainare una serie di vessilli cari al Carroccio (l’abolizione della “Fornero” sulle pensioni, il taglio del canone Rai, ecc,), il Matteo reduce dalla riunione dei Patrioti a Madrid stavolta è pronto alle barricate, forte della proposta che la Lega ha presentato alla Camera e che prevede il pagamento in 120 rate.

Una prima mano tesa è giunta ieri in Senato, in commissione, con una nuova chance per la versione quater della rottamazione, quella in corso: un emendamento dei relatori al Milleproroghe dispone che chi è decaduto per il mancato pagamento di una rata potrà essere riammesso al beneficio presentando una nuova domanda “entro il 30 aprile 2025”. Nella proposta spunta anche il rinvio di due mesi (dal 31 luglio al 30 settembre) del termine per aderire al secondo “gradino” del concordato biennale per gli autonomi. Viste queste ipotesi, sembra a questo punto destinato a non sopravvivere l'emendamento leghista a questo dl, per riaprire la “quater” includendovi le cartelle fino a fine 2023.Bastano queste novità, però, per far infuriare il Pd: «Non sanno fare altro che perpetrare condoni», ha attaccato il capogruppo in Senato, Francesco Boccia.

Anche per evitare spaccature nella maggioranza, da FdI come detto si segnalano però toni più concilianti. «Poichè la rottamazione costa, attendiamo indicazioni da Giorgetti», ha detto il responsabile economico Marco Osnato. Che comunque conferma come storicamente nel centrodestra nessuno sia contrario. Favorevole è pure FI anche se per i forzisti, ricorda Maurizio Gasparri, «resta prioritaria anche la riduzione dell’Irpef» al ceto medio. Mentre per il M5s, tra concordato e rottamazione, questo «è un governo che sul fisco brancola nel buio».

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