giovedì 13 aprile 2023
Una nota del segretario del Papa santo, mentre esprime solidarietà al dolore della famiglia di Emanuela, parla di "accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche e risibili"
Manifesti per la scomparsa di Emanuela Orlandi

Manifesti per la scomparsa di Emanuela Orlandi - Ansa

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Il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario personale di san Giovanni Paolo II, ha rilasciato una durissima dichiarazione su quelle che egli stesso definisce «avventatissime affermazioni – ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni – profferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela».

«È appena il caso di dire - sottolinea il porporato - che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali».

Il cardinale, mentre ricorda infatti che «un crimine gigantesco è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia», afferma che «criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale».

Questo non toglie che «il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia meriti tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza», prosegue la nota del cardinale Dziwisz. «Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi. Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II - aggiunge il porporato - posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede».

Le farneticanti dichiarazioni cui si riferisce il segretario di san Giovanni Paolo II sono quelle contenute in un audio portato da Pietro Orlandi alla trasmissione “Di Martedì” in cui si sente un uomo dire: «Wojtyla […] pure insieme se le portava in Vaticano quelle, era una schifezza. E così il segretario di Stato a un certo punto ha deciso di intervenire. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario e ai cappellani del carcere». Farneticanti davvero. Come se non bastasse, Pietro Orlandi ha anche affermato che "Papa Wojtyla usciva ogni tanto la sera con due monsignori polacchi" e che "non andava certo a benedire le case".

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