mercoledì 9 luglio 2014
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​«Condanno i venditori di morte che si aggirano per le strade del paese, distruggono la vita dei ragazzi e delle loro famiglie. Guai a chi vede, sa, conosce e tace!». Così parlava in un’omelia domenicale dello scorso settembre don Fabrizio Cotardo, giovane parroco di Caulonia, nella Locride, simbolo dei numerosissimi sacerdoti, del centro e della periferia, che tengono la schiena dritta anche davanti alla criminalità organizzata, vivendo il Vangelo nella quotidianità e servendo la Chiesa con un impegno pastorale coerente. «Nessuno è scusato se si tira indietro di fronte a queste responsabilità perché stiamo parlando del futuro dei vostri figli, i vostri nipoti», aggiunse il sacerdote riferendosi alla necessità di denunciare.Don Cotardo pronunciò l’appassionata omelia dopo una minaccia ricevuta da due uomini che non conosceva, che lo fermarono per strada consigliandogli di farsi i fatti suoi, perché la Chiesa «non deve occuparsi» di certe cose. Un’intimidazione in perfetto stile mafioso riferita alla sua dura condanna del tentato omicidio d’un giovane muratore, registrato qualche giorno prima in paese. Don Fabrizio denunciò tutto sia ai carabinieri che in chiesa. «Mi assumo ogni responsabilità e le conseguenze di quanto affermo, d’altronde è lo stesso Gesù che i incoraggia: "La verità vi farà liberi"».Il prete sottolinea il legame con Caulonia, che «amo così come amo la sua gente», confessando tuttavia che negli ultimi tempi s’è trovato di fronte «una realtà che stento a riconoscere. Talvolta emerge l’immagine di un paese disamorato, privo di prospettive, quasi nell’attesa passiva dell’ineludibile». Quel giorno, in chiesa, lo ricorda ancora: «Esortai i fedeli a non sacrificare il bene, che appartiene a tutti, in nome degli interessi personali. Se ognuno è intento a rivendicare i propri diritti si ottiene un solo risultato: divisioni e abbandono del bene comune che nessuno prenderà più in considerazione». Oggi ringrazia il Signore per la presa di coscienza del paese. «Le mie parole l’hanno agevolata? Ho solo fatto ciò che il Vangelo mi chiede». Fatto sta che le minacce si sono fermate. Il servizio pastorale di don Fabrizio no. Pure nelle numerose processioni che caratterizzano anche questo piccolo centro dell’entroterra ionico reggino. E che, assicura don Cotardo, sono libere da condizionamenti e infiltrazioni. «È importante – nota il giovane sacerdote d’origini pugliesi – circondarsi di persone che sono quotidianamente impegnate in parrocchia, che servono la comunità assieme al prete e non si fanno vivi solo nelle occasioni pubbliche. Io, ringraziando Dio, ne ho molti, giovani e pure anziani».
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