venerdì 23 febbraio 2024
L'astronauta ha mantenuto la promessa fatta loro quando era in orbita e stamane è andato a trovare i bambini ricoverati
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undefined - Ufficio stampa ospedale pediatrico Bambino Gesù

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Domande a raffica. Da “Come faccio a diventare un astronauta?” a “Cosa ti ha fatto paura?”, da “Come dormite?” a “Come fai la pipì nello spazio?”. E lui ha risposto che «lo spazio non fa paura, è come il cielo che vediamo sulla Terra, ma molto più grande!», «l’acqua è una risorsa preziosa, ancora di più nello spazio. Per questo la pipì degli astronauti viene riciclata, purificata e trasformata in acqua distillata così che possa essere riutilizzata, anche per produrre ossigeno», ha spiegato, tra risate e stupore dei piccoli. Il colonnello Walter Villadei, che ha mantenuto la promessa fatta ai bambini con cui si era collegato dallo spazio quando era a bordo della stazione orbitante durante la missione Ax-3 Voluntas. Così, pochi giorni dopo il suo rientro sulla Terra, stamattina si è presentato di persona all’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma: «Una grandissima emozione vedere la meraviglia negli occhi dei bambini», poi ha detto l’astronauta italiano.

All’incontro c’era anche il presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti, il volonnello Rosario D’Auria, vice Capo del Reparto comunicazione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, e Andrea Masotti, dell’unità di ricerca di Medicina predittiva e referente per l’ospedale della Santa Sede del progetto di medicina biospaziale “astRNAuts”.

Dopo la Ludoteca, Villadei ha visitato anche i pazienti ricoverati presso il reparto di Reumatologia: «Per me è stata una grandissima emozione poter finalmente vedere la meraviglia negli occhi dei bambini poiché durante il collegamento dalla stazione spaziale avevo solo l’audio», ha raccontato. Villadei è anche uno dei protagonisti del progetto “astRNAuts” realizzato da Agenzia spaziale italiana (Asi) e Istituto italiano di tecnologia (Itt), in collaborazione col ”Bambino Gesù” e l’Aeronautica militare.

Un progetto di ricerca sugli effetti dell’assenza di gravità sull’organismo umano attraverso lo studio di piccole molecole di RNA (tra le quali i microRNA) nei fluidi corporei degli astronauti. L’obiettivo è sviluppare un modello predittivo per la diagnosi della salute degli astronauti durante le lunghe missioni di esplorazione spaziale, avvalendosi anche di algoritmi di intelligenza artificiale. I risultati avranno però applicazioni anche sulla Terra, consentendo una migliore comprensione dei processi degenerativi implicati nelle patologie croniche, sia pediatriche che dell'adulto, con possibili benefici nella diagnosi e nel trattamento.

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