venerdì 24 aprile 2020
Iss: 44,1% dei contagi nelle Rsa, 24,7% in ambito familiare,10,8% in ospedale o ambulatorio, 4,2% sul luogo di lavoro
Il Covid circola meno, ma ci sono "molti piccoli focolai"

Ansa

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Il virus si muove meno, tuttavia anche nelle zone a bassa circolazione “ci sono molti piccoli focolai”, quindi se la situazione “è nettamente migliorata, non possiamo però non tener conto che il virus appunto stia circolando”, con “una situazione che richiede grande attenzione per le misure da adottare”. Lo spiega Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, nella conferenza stampa dell’Iss per fare il punto della diffusione nel nostro Paese. In tutta Italia intanto l’indice di trasmissibilità (il famoso R-0) è ormai sceso sotto “1” (attestandosi fra 0,2 e 0,7 a seconda delle Regioni) e questo “è positivissimo”, sebbene “possa bastare pochissimo a farlo risalire”, fa sapere il ricercatore Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler di Trento, sempre durante la conferenza stampa. E significa che se R-0 dovesse rialzarsi sopra l'"1", la curva riprenderebbe a salire (con tutte le coseguenze già drammaticamente conosciute). L’epidemia in Italia, poi, “è partita ben prima del 20 febbraio. Sicuramente a gennaio, forse anche precedentemente”.

Fra un mese come staremo? Ipotizzando lo scenario del 20 maggio, “le riaperture sono inevitabili, però ci aspettiamo una logica di grande prudenza - prevede Brusaferro -. Se il sistema terrà, se manterremo questi numeri, andremo progressivamente ad articolare una nostra vita che fra un mese certamente non sarà quella che avevamo a Natale, però, lentamente, quella di un Paese che riattiva le sue attività, riorganizzandosi, in cui le persone rispettino insomma alcune regole e sono quelle che conosciamo”. Solamente così, a quel punto “avremo livelli di libertà, autonomia, movimento, maggiori degli attuali”. Semplicemente, dunque, “mantenendo le distanze ed evitando le aggregazioni, eviteremo il peggio” e senza alternative finché non ci sarà una cura efficace e soprattutto un vaccino.

Rsa, casa e ospedale. Torniamo al quadro attuale. Il coronavirus colpisce soprattutto in tre ambiti: ”Su circa 4.500 casi notificati tra l’1 e il 23 aprile - racconta uno studio preliminare dell’Iss - il 44,1% delle infezioni si è verificato in una Rsa, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro".

Curva in discesa. “Si riduce la quota di pazienti critici, anche nelle aree dove c’è o c’è stata elevata circolazione del virus”, annota Brusaferro. Poi offre una serie di conferme, la letalità resta maggiore alle età elevate, resta assai legata alla presenza pregressa di più patologie e colpisce meno le donne. Anche la sintomatologia insorgente dopo il contagio da Covid vede quasi sempre la polmonite, molto spesso danni renali acuti e nel dieci per cento dei casi danno miocardico. Dal 1 aprile, una sorta di seconda fase dell’epidemia, aumentano i contagi fra le donne, specie in età più alta.

Zone rosse. Si accennava ai focolai esistenti. Ad esempio, ci sono attualmente 106 zone rosse, sono in nove Regioni e molte finiranno di essere tali entro i prossimi tre o quattro giorni.

Le morti e l’inizio dell’epidemia. I decessi si riferiscono sempre a contagi avvenuti un mese prima, più nessun dubbio. A proposito di contagi, “da fine gennaio" si era registrato in Lombardia "qualche cluster di trasmissione che non ha originato molti contagi”, poi "si è avuta invece la grossa epidemia verso l’11, il 12 febbraio e si è raggiunto il picco di R-0 vicino a 3 negli ultimi giorni di febbraio”, dice ancora Merler. Ancora dopo, “dal 23 febbraio è stata istituita l’area rossa a Codogno e poi si è proceduto con altre chiusure”, subito “abbiamo notato una decrescita dell'R-0 fino a 1,5 attorno al 10 marzo”. infine, “era vero che ci sarebbero volute almeno due settimane per vedere gli effetti del lockdown, da 2/2,5 il valore R-0 è sceso dappertutto sotto 1 in due settimane".

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