martedì 17 maggio 2016
​«Così il ginecologo pagava le ragazze». Collaboratori del medico hanno confermato i rimborsi e le minacce.
Antinori, il gip: accecato dai soldi
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Severino Antinori, il ginecologo accusato di avere prelevato a una giovane infermiera spagnola otto ovuli contro la sua volontà, ha chiesto al Tribunale del Riesame di Milano di tornare libero. Ma gli avvocati del medico dovranno fare gli straordinari per scardinare le accuse dei pm e le valutazioni del gip. Più che le dichiarazioni della giovane spagnola di origine maghrebina, a puntellare l’inchiesta ci sono alcune dichiarazioni dei collaboratori dello stesso Antinori, che confermano un clima pesante nella clinica Matris e i passaggi di denaro alle cosiddette 'donatrici'. L’anestesista Antonino Marcianò, pur se tra alcune contraddizioni segnalate dal gip, ha riferito di avere trovato la 24enne, al suo arrivo nella clinica di Antinori, «in stato di forte agitazione e molto preoccupata per l’intervento, tanto da negare inizialmente – si legge nell’ordinanza d’arresto – la sottoscrizione degli atti di prestazione del consenso all’anestesia». «È l’ultima volta che lavoro qui», avrebbe detto Marcianò provocando un trambusto davanti al quale Severino Antinori avrebbe intimato «di procedere ugualmente all’intervento », non prima di avere minacciato anche di morte, riporta il gip, la ragazza. Davanti al rifiuto del dottor Marcianò, i documenti vennero in qualche modo firmati, secondo una modalità che però il giudice contesta, poiché la ragazza difficilmente sarebbe stata in quel momento sufficientemente serena, visto che appariva «assai agitata e quantomai spaventata dall’intervento », e non si capisce perciò come possa «avere improvvisamente cambiato stato d’animo».  Nell’ordinanza il giudice Giulio Fanales, che pure ha acconsentito a misure meno gravi di quanto richiesto dal pm (che chiedeva il carcere e non i domici-liari, purché lontano dalla moglie e dalle figlie maggiorenni, perché «vittime delle sue condotte persecutorie»), sostiene che il medico avrebbe manifestato «indifferenza nei confronti della dignità e del corpo della donna». Un atteggiamento che secondo il gip si spiega perché il ginecologo è «obnubilato dalla finalità di guadagno», mostrata anche «dalle sue segretarie, disposte a tutto pur di assecondare i desideri del datore di lavoro». Proprio queste ultime (indagate), sono state oggetto dell’ira di Antinori, come hanno testimoniato gli agenti di polizia intervenuti dopo le due chiamate al 112 della giovane spagnola. Il medico «scaricava la sua rabbia nei confronti delle segretarie – scrive il gip riportando le relazioni di servizio degli agenti – a suo dire colpevoli di avere consentito alla donna di usare il telefono della clinica» per chiedere aiuto. Il cellulare della ragazza, infatti, era sparito. L’ostilità di Antinori ha prodotto anche effetti tragicomici. «Si rifiutava di esibire ai poliziotti i suoi documenti» e addirittura «intimava loro con fare ostile di allontanarsi, altrimenti avrebbe chiamato il Questore», esibendo una rivista medica che lo ritraeva in copertina «a significare la propria notorietà». Peccati di vanità non nuovi, considerato anche il modo con cui la giovane infermiera 'donatrice', sarebbe stata agganciata da Antinori. Un incontro casuale, nel bar di un hotel di lusso, nel quale il medico si presentò esibendo un francese fluente, e offrendole da subito, secondo l’ordinanza, un lavoro nella clinica e ospitalità in albergo a proprie spese, anche qui vantandosi «di essere un medico molto famoso» e per questa ragione «ospite spesso di trasmissioni televisive». I passaggi di denaro alle 'donatrici' sono stati confermati da una collaboratrice della clinica Matris, Barbara Bella: «Lui ha sempre detto che alle ragazze dava un rimborso. Glieli dava in nero? Io non lo so, non sono l’amministratrice della società», ha risposto.
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