sabato 25 ottobre 2014
​Nove milioni di euro per investimenti "sottratti alle decisioni della politica e consegnati direttamente nelle mani dei cittadini" perché decidano loro quali progetti realizzare. L'idea nacque a Porto Alegre, in Europa è stata applicata a Londra, Parigi e in Germania.
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Si ispira al modello francese (bilan partecipatif) il bilancio partecipativo che il Comune di Milano andrà a sperimentare nei prossimi mesi. Parliamo di nove milioni di euro per investimenti "sottratti alle decisioni della politica e consegnati direttamente nelle mani dei cittadini",  che la giunta comunale guidata da Giuliano Pisapia metterà a disposizione delle zone della città in modo diretto. "Sarà l’esperienza più importante in Italia", hanno detto gli assessori comunali Francesca Balzani (Bilancio) e Carmela Rozza (Lavori pubblici). In pratica questa volta non sarà il Comune a proporre dei progetti ma i cittadini a scegliere cosa fare: incontrandosi, discutendo, assumendosi delle responsabilità nel costruire il proprio pezzetto di città. L’idea non è proprio una novità, tutto nasce a Porto Alegre negli 80, per poi estendersi, con modelli diversi, anche in Europa, a Londra, a Parigi e in diverse città tedesche. Roma e Torino invece hanno coinvolto con investimenti minimi solo poche porzioni di città. A Milano è diverso (forte anche di un emendamento al Bilancio del M5s votato l’anno scorso all’unanimità che chiedeva la sperimentazione e il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle scelte del Comune, fissando anche in 200mila euro lo stanziamento per l’applicazione) perché si prevedono investimenti per ben 9 milioni, un milione per ciascuna zona di Milano. Il percorso inizierà con una serie di incontri per spiegare ai milanesi le basi del bilancio e le possibilità offerte con la sperimentazione. Quindi, inizierà la fase delle proposte e della decisione, con voto finale dei cittadini. Il tutto con il supporto di un "ente terzo e indipendente", da individuare via bando, che organizzerà tutto il processo. Sei i mesi di tempo per individuare le priorità (scadenza indicativa a luglio 2015), per lasciare tempo agli uffici tecnici di Palazzo Marino per studiare la fattibilità delle proposte e passare alla progettazione e, infine, alla realizzazione delle opere (che possono essere attività di riordino e riqualificazione di aree pubbliche e di edifici di proprietà comunale) da parte dell’amministrazione. "Sarà un modo per passare dai No a tutto alla responsabilità della decisione", spiegano i due assessori. Con il “bilan partecipatif” a più riprese i venti “arrondissements” parigini sono riusciti a realizzare opere puntuali per il territorio come giardini pedagogici per le scuole di quartiere o il restauro dei 33 chioschi per la musica della città.
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