martedì 22 luglio 2014
La preside: «L’omosessualità non c’entra. A settembre si deciderà». Bloccati altri 30 contratti.
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Nessuna discriminazione nei confronti della professoressa. Al momento la direzione dell’Istituto Sacro Cuore di Trento, mille tra bambini e ragazzi, 137 insegnanti, ha deciso di non rinnovarle il contratto scaduto a fine giugno. Ma nessun rinnovo anche per altri 30 insegnanti con contratto a termine. Decisioni in merito avverranno solo ai primi di settembre, a seconda del monte ore da assegnare e del numero di classi. La scuola, d’altra parte, è impegnata a garantire le assunzioni anzitutto al personale abilitato. E la professoressa al centro della vicenda non lo è. Il Sacro Cuore, però, mantiene i rapporti con tutti i docenti, che ricontatta in base alle esigenze. È vero che la docente in questione avrebbe scelto di non condividere il progetto educativo dell’istituto. «Un progetto – spiega  madre Eugenia Libratore, la superiora – che si àncora ad alcuni valori fondamentali, come quello della famiglia e ad una determinata concezione della vita. Quando, in un colloquio riservato, ho chiesto all’insegnante di condividerlo, non ho ricevuto risposta». La professoressa ha dato tutta un’altra versione, attribuendo a madre Eugenia un’indagine ritenuta inammissibile sui suoi orientamenti sessuali. «Mi dispiace, ma l’insegnante non mi ha capito – puntualizza la responsabile del Sacro Cuore – volevo semplicemente aiutarla in un chiarimento doveroso rispetto alle preoccupazioni di tanti genitori, che anche in queste ore mi hanno manifestato vicinanza e solidarietà». Il colloquio, avvenuto a metà luglio, era «solo interlocutorio, di carattere privato, e in vista di eventuali futuri contatti, qualora si fossero aperte nuove opportunità di lavoro, al momento assenti», precisa l’Istituto. Per nessuno, quindi, ci sono le porte chiuse. «Abbiamo diritto di avere un nostro programma educativo e il dovere di farlo rispettare. I genitori ci scelgono per questo. Nel colloquio con l’insegnante era mia intenzione capire qualcosa di più riguardo a talune lamentele espresse da alcuni genitori, da alunni e colleghi, riguardo a specifiche affermazioni che lei avrebbe fatto in classe, ad esempio in tema di sessualità. Affermazioni considerate inopportune, fuori luogo e non compatibili con il nostro ambiente scolastico, che aveva dimostrato turbamento». Su questo punto, da parte della docente, nessuna chiarificazione, a quanto pare. Ma non per questo il rapporto contrattuale non è stato rinnovato. Nessun ricatto, nè alcuna discriminazione sessuale. Il Sacro Cuore ha una precisa impostazione – fa notare la superiora – ed è significativo che anche dei genitori omosessuali abbiano chiesto di poter iscrivere a questa scuola i loro figli. È bastato, tuttavia, che la docente portasse in piazza il colloquio privato perché esplodesse la polemica. Trento, in questo periodo, è un ambiente caldo, a motivo della dibattuta proposta di legge provinciale sull’omofobia. Apriti cielo. Arcilesbica, Agedo, Equality Italia e Famiglie Arcobaleno non hanno trovato di meglio che chiedere al ministro Stefania Giannini di «restituire all’insegnante offesa la sua dignità di persona». I Comitati trentini per Tsipras hanno sollecitato, dal canto loro, un intervento del presidente della Provincia, Ugo Rossi, perché verifichi la legittimità dei fondi passati alla scuola paritaria. «Certo, noi riceviamo un contributo, ma perché svolgiamo un servizio pubblico. Sfido chiunque – insiste suor Eugenia – a dimostrare il contrario». Venti deputati del Pd fanno pressing sul ministro Giannini perché faccia rispettare le leggi: «Valuteremo il caso con la massima rapidità e con un confronto chiaro e doveroso con le parti coinvolte», ha risposto il ministro. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Provincia, Rossi,  che dice di voler approfondire ma tenendosi lontano da ogni «clamore di piazza» e «nel rispetto del diritto di tutti». Mentre il senatore leghista Sergio Divina parla di «vicenda montata ad arte» e il senatore Ncd Carlo Giovanardi di «distorsione della realtà» e altri cinque senatori Ncd intervengono per difendere la libertà di «un imprenditore di licenziare un lavoratore assunto a tempo determinato». Per Paolo Campisi, presidente dell’Associazione Agesc, non ci sono dubbi: l’unica discriminante, in vicende come questa, è la condivisione del progetto educativo. «Se questa c’è, l’accoglienza non ha confini». La vicenda è seguita con particolare preoccupazione anche dall’arcidiocesi di Trento.
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