mercoledì 16 maggio 2012
Umberto Bossi è indagato per truffa ai danni dello Stato, i figli Renzo e Riccardo per appropriazione indebita. L'inchiesta verte sul presunto uso per scopi privati dei rimborsi elettorali alla Lega Nord (18 milioni nel 2011). L'accusa: i figli ricevevano 5mila euro al mese. Le reazioni.
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Umberto Bossi e i figli Riccardo e Renzo sono indagati dalla procura di Milano a vario titolo per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita nell'ambito dell'inchiesta sul presunto uso per scopi privati dei rimborsi elettorali della Lega Nord. Lo riferisce il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, confermando quanto anticipato da una fonte.Bossi, che ha ricevuto l'avviso di garanzia alla sede del Carroccio, in via Bellerio, deve rispondere dell'accusa di truffa in concorso con l'ex-tesoriere del movimento Francesco Belsito - finora unico indagato della Lega - per distrazione di rimborsi di partito a finalità diverse, in quanto legale rappresentante della Lega e perché dalle indagini è emerso che ci sarebbe stata "una sua consapevolezza", ha spiegato Bruti Liberati. L'ipotesi di reato di appropriazione indebita, in concorso con Belsito, riguarda invece i due figli di Bossi, che secondo fonti giudiziarie avrebbero ricevuto dalle casse del movimento circa 5.000 euro al mese più altro denaro per spese extra, di cui Bossi sarebbe stato a conoscenza.Le fonti riferiscono anche del ritrovamento nella cassaforte di Belsito di una lettera firmata da Riccardo, indirizzata all'ex-tesoriere, in cui scrive di "aver parlato con papà" per alcune spese da pagare. È indagato invece per peculato il senatore del Carroccio Piergiorgio Stiffoni, finito nel mirino dei magistrati per alcune movimentazioni di denaro ritenute sospette, ma i documenti a lui relativi saranno trasferiti a Roma, perché competente la procura della Capitale. Il consulente Paolo Scala, già indagato dalla procura di Milano per appropriazione indebita aggravata, ha invece ricevuto un avviso di garanzia anche per riciclaggio.La procura di Milano sta indagando da diverse settimane con quelle di Napoli e Reggio Calabria sul presunto uso per scopi privati dei fondi pubblici da parte di alcuni esponenti leghisti. Dalle indagini risulta che Belsito avrebbe usato i soldi del partito in parte per sostenere varie spese della famiglia Bossi.
 
DECISIVE LE DICHIARAZIONI DELLA SEGRETARIA AMMINISTRATIVA"Bossi risponde in qualità di legale rappresentante come segretario federale che redige i conti e abbiamo elementi utili per dire che ci fosse una sua consapevolezza", ha sottolineato Bruti Liberati. Secondo fonti giudiziarie, per l'accusa al Senatùr sono state decisive le dichiarazioni rese da Nadia Dagrada - segretaria amministrativa della Lega - che ai magistrati ha spiegato che i rendiconti li ha sempre firmati Bossi. L'ipotesi di reato per l'ex-segretario, che ha più volte detto di non essere stato a conoscenza dell'uso dei fondi da parte di Belsito, è fatta risalire a magistrati al periodo antecedente all'agosto scorso, mentre per i due figli alla fine dello scorso gennaio. Dall'inizio dell'inchiesta, gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti sui 18 milioni di euro che la Lega ha ottenuto come rimborsi elettorali nell'agosto 2011, ed è in corso una consulenza tecnica per valutare se i fondi in questione siano stati usati in modo diverso da spese del partito. È in fase di accertamento anche la cifra di cui si sarebbero appropriati Riccardo e Renzo Bossi.
CALDEROLI: NULLA MODIFICA STIMA E AFFETTO PER BOSSIRoberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega, ha detto di ritenere che l'inchiesta su Bossi "sia conseguente a una firma, o una sigla, apposta dal Segretario in assoluta buona fede, facendo affidamento sulla correttezza di un documento contabile predisposto dall'amministrazione del movimento". "Ho visto dare da Bossi alla Lega tutta la sua intelligenza, tutto il suo genio politico, tutte quelle che erano le sue risorse, anche economiche, tutte le sue energie, al punto di essere arrivato ad un passo dalla morte, e nulla potrà modificare la stima e l'affetto che provo per lui", spiega Calderoli in una nota.MARONI: VIA FACCENDIERI, LADRI E CIARLATANILo scandalo sui rimborsi elettorali ha portato il mese scorso alle dimissioni da segretario federale del Carroccio di Bossi, mentre il figlio Renzo - che con il fratello Riccardo ha sempre respinto ogni addebito - ha lasciato il seggio da consigliere regionale della Lombardia. Stamani Maroni, nuovo segretario designato del partito, prima che si sapesse delle nuove iscrizioni nel registro degli indagati, ha scritto sul suo profilo Facebook che "per faccendieri, ladri e ciarlatani non c'è posto nella Lega del futuro"."Voglio una Lega unita, voglio una Lega forte, voglio una Lega viva. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. Largo ai giovani e a chi è capace".
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