mercoledì 6 settembre 2017
L'Alleanza contro la povertà: nodo risorse. La misura raggiungerà solo il 38% dei poveri assoluti. Escluso anche il 41% dei bambini in povertà. "Serve un Piano fino al 2010, con 5 miliardi in più"
Reddito di inclusione, «primo passo ma sarà escluso il 62% dei poveri»
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Bene l'introduzione del Reddito d’inclusione (Rei), approvato dal governo il 28 agosto scorso, ma resta il nodo risorse. Il network di associazioni, sindacati ed enti locali che va sotto il nome di Alleanza contro la povertà in una conferenza stampa giudica ancora insufficienti le risorse messe a disposizione in prima battuta, perché il Rei "raggiungerà una minoranza di poveri, fornendo risposte inadeguate nell’importo dei contributi economici e da verificare nei percorsi d’inclusione sociale". Secondo Roberto Rossini, portavoce dell'Alleanza e presidente delle Acli, "serve uno sforzo straordinario di fine legislatura" che dia certezze sugli stanziamenti del prossimo triennio anche in modo da sottrarre la questione della povertà alla battaglia politica tra maggioranza e minoranze. "Si tratta di un problema che riguarda tutti e che non è solo di giustizia sociale ma anche di sostegno alla crescita economica del Paese", ha aggiunto.

Cos'è il Rei

Il Reddito d'inclusione viene riconosciuto ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica. In particolare, il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell’Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni.

La proposta dell'Alleaza: un Piano nazionale contro la povertà 2018-2020

L’Alleanza propone quindi di adottare un Piano Nazionale contro la povertà 2018-2020, che prosegua il percorso iniziato con l’introduzione del Rei fino al suo completamento.

L'idea è di estendere gradualmente il Rei a tutti gli indigenti, con un impegno congiunto di Stato, Regioni e altri soggetti. Alla conclusione del Piano, nel 2020, serviranno a regime circa 5,1 miliardi in più rispetto ad oggi. "Solo con queste risorse e con servizi adeguati l’Italia sarà dotata di una misura nazionale contro la povertà assoluta che possa dirsi universale – ovvero rivolta a chiunque viva in tale condizione –, continuamente monitorata, adeguata nei contributi economici e nei percorsi di inclusione".


Ad oggi, secondo i calcoli dell'Alleanza, riceveranno il Rei solo 1,8 milioni di individui, cioè il 38% del totale della popolazione in povertà assoluta: pertanto, il 62% dei poveri ne rimarrà escluso.

Il 41% dei minori in povertà assoluta non sarà raggiunto dalla misura. "Di fatto, il profilo attuale della misura dividerà i poveri in due gruppi: quelli che riceveranno il Rei, e quelli che non lo riceveranno".

Tale "discriminazione può essere compresa solo se temporanea e, quindi, da considerare come un primo passo nella prospettiva di un progressivo ampliamento dell’utenza".


Anche l’ammontare del contributi va monitorato: per massimizzare il numero di beneficiari "si rischia di non consentire loro la possibilità di raggiungere uno standard di vita dignitoso".

"Attenzione anche ai servizi - continua l'Alleanza -: nella costruzione dei percorsi d’inclusione la regia è in capo ai Comuni, che operano insieme al Terzo Settore, ai Centri per l’Impiego e agli altri soggetti sociali del welfare locale. Attualmente si prevede che il 15% dei finanziamenti statali contro la povertà sia destinato ai Comuni per i percorsi d'inclusione, ma gli studi e le analisi empiriche mostrano, tuttavia, che si tratta di una percentuale inadeguata, che dovrebbe essere portata al 20%".

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