mercoledì 18 maggio 2016
Alfano e il Pd difendono la legge, ma restano divisioni. Bersani: «Ascoltare la Chiesa, l’utero in affitto c’entra»
INTERVISTE Marcucci (Pd): «La stephchild nella prossima legislatura» | D'Ascola (Area popolare): «Su questo tema per noi capitolo chiuso»
Adozioni gay, pronta nuova offensiva
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Sembrava una pace, ma forse era solo una tregua. Armata. Le parole del cardinale Bagnasco che, in materia di unioni civili, segnalano la permanente sovrapposizione con il matrimonio e indicano nell’utero in affitto il rischio del «colpo finale» portano alla luce il fuoco che cova sotto la cenere di una fragile intesa protetta a malapena da due voti di fiducia. D’altronde, come lo stesso presidente della Cei segnala, le interpretazioni più preoccupate sono avallate anche da dichiarazioni rese «pubblicamente ». Monica Cirinnà, ex relatrice del testo, che in questi giorni non aveva fatto mistero di vedere nella norma già così com’è i margini per accordare la stepchild adoption, indicando - non da sola - questa legge come «primo passo verso il matrimonio egualitario» evita stavolta di andare sulle barricate («Lo Stato fa lo Stato e la Chiesa fa la Chiesa», dice) e di parlare di ingerenza: «Non mi pronuncio. Io vado avanti», dice soltanto. Avanti, appunto. L’obiettivo di voler procedere per strappi successivi resta tutto. Tocca ai Radicali andare su toni più grevi, dando a Bagnasco del «disco rotto», con allusioni, da parte del segretario Riccardo Magi, ai presunti «privilegi fiscali del Vaticano», giusto per parlare d’altro. Il fronte di chi ha patrocinato l’accordo sulle unioni civili, però, continua a difenderlo. «L’utero in affitto è vietato dalla legge italiana e tale resterà», assicura il capogruppo al Senato del Pd Luigi Zanda, senza nulla dire però su eventuali iniziative per rendere effettivo questo divieto aggirabile facilmente all’estero con tanto di istruzioni per l’uso, senza che si abbia notizia di una sola condanna. Quanto al copia&incolladal diritto di famiglia «l’istituto delle unioni civili è molto diverso dal matrimonio, non c’è alcuna equiparazione», si dice certo, Zanda.  Difende con decisione il testo anche Angelino Al- fano: «Lo dico con il rispetto che ho sempre avuto e continuerò ad avere del cardinale Bagnasco - premette - ma la sua interpretazione della legge sulle unioni civili, come lasciapassare per l’utero in affitto, non corrisponde a quanto in quella legge c’è scritto», assicura. Aggiungendo che - a suo avviso - si è dato vita a un «nuovo istituto nettamente e non nominalisticamente diverso dal matrimonio», assicura, a partire dal divieto di adozione. Il leader di Ap difende la legge come la migliore possibile, «non come espressione della morale cattolica, non lo era neanche la legge 40, non lo sono moltissime leggi dello Stato, ma rivendico - conclude - il lavoro di mediazione nelle circostanze politiche date rispetto al testo originario». Quanto alle dichiarazioni intervenute in seguito pro-adozioni e utero in affitto, sarebbero la prova che questa legge non li consente e sarebbe meglio, per Alfano, da parte di chi difende la famiglia non avallare interpretazioni diverse. Il riferimento è anche alle polemiche che ci sono anche dentro il suo partito, ma soprattutto verso gli ex compagni di strada che sono confluiti nel gruppo Idea di Gaetano Quagliariello. Per Eugenia Roccella «la legge non è nata per attribuire diritti ai conviventi, etero o omosessuali, ma per destrutturare l’istituto del matrimonio, la famiglia e la genitorialità». Il testo, al comma 20 (dove è stato scritto, in aggiunta, su richiesta del Pd, in cambio dell’esclusione delle adozioni: «Resta fermo quanto previsto e consentito dalle leggi vigenti») per Roccella «delega visibilmente la questione della stepchildai tribunali». E sembra confermare questa interpretazione il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, che sostiene come sulla stepchild adoption «sarebbe stato meglio avere una legislazione chiara» perché così «è sostanzialmente inevitabile l’intervento del giudice che non può non pronunciarsi» anche perché «spesso le regole sono scritte in modo ambigue e interpretata in modo differente», dice Davigo in un’intervista su Raidue. Il Pd - che Matteo Renzi torna a ringraziare per la legge approvata - ora si trova a dover dirimere il problema di una netta prevalenza al suo interno per la stepchild, a fronte di un’intesa nella maggioranza che - almeno in astratto - non la prevede. Ma il tema, naturalmente, si ripropone ora nel dibattito sulle adozioni avviato alla Camera, dove è diffusa l’idea di re-inserirla nell’ambito delle adozioni speciali. Ap, è noto, resta fortemente contraria, ma in alternativa si potrebbe tornare a bussare alla porta di M5S. Con grande chiarezza dice la sua l’ex segretario Pierluigi Bersani. «Sul matrimonio egualitario - sostiene - siamo poco lontani. Sulla stepchild adoption sono favorevolissimo ma anche io - ammette lealmente - vedo il collegamento con la pratica dell’utero in affitto. La Chiesa va ascoltata, dobbiamo trovare forme dissuasive che disincentivino il rischio di mercificazione», dice a Otto e mezzo. E Gianluigi Gigli, deputato di Demos e presidente del Movimento per la vita, nelle parole di Bagnasco vede tutte le «incisive e laiche motivazioni» che lo hanno indotto a non votare la legge e la fiducia. Resta, un po’ sotto traccia, l’appello di Bagnasco per la famiglia. «Ora si passi dalle parole ai fatti», auspica il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa.
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