martedì 10 ottobre 2017
I lavoratori, già sgomberato dal «gran ghetto» tra Rignano Garganico e San Severo, hanno accettato di abbassare i cartelli. Hanno incontrato il parroco e il vescovo Pelvi
Una foto postata dall'account twitter di Aboubakar Soumahoro

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Circa duecento braccianti extracomunitari, molti dei quali prima dello sgombero vivevano nella zona del "gran ghetto" tra Rignano Garganico e San Severo, sono entrati nella Cattedrale di Foggia chiedendo l'aiuto di Papa Francesco.

La protesta silenziosa ha ovviamente stupito i fedeli e il parroco della Cattedrale che ha chiesto di abbassare i cartelli con scritte "Siamo lavoratori, non carne da macello" issati in chiesa. I braccianti hanno aderito alle richieste del parroco rimanendo in silenzio mentre è stata avviata la recita del Rosario e intanto altri extracomunitari continuano a sopraggiungere in Cattedrale.


Sono i migranti, uomini e donne, impegnati nella raccolta del pomodoro e di altri prodotti agricoli che si trovano a ridosso dell'ex gran ghetto nelle campagne tra Rignano Garganico e San Severo, sgomberato qualche mese fa.

I migranti hanno chiesto l'aiuto a papa Francesco perché vogliono migliori condizioni di vita e chiedono che il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano rispetti gli accordi. "Noi vogliamo legalità e giustizia sociale", ha detto Aboubakar Soumahoro, rappresentante dei migranti.

Il parroco della cattedrale, don Daniele D'Ecclesia, rivolgendosi ai migranti ha chiesto ed ottenuto che abbassassero i cartelli e ha iniziato, con loro, a celebrare il rosario. Pochi minuti fa in cattedrale è arrivato anche l'arcivescovo di Foggia-Bovino, monsignor Vincenzo Pelvi che sta parlando con alcuni dei migranti, ascoltando le loro richieste.

I migranti sono poi diventati 600 e dopo essere usciti dalla cattedrale, sono stati ricevuti dal prefetto, che li avrebbe rassicurati sulle loro richieste, in primis quella del ritorno dell’acqua potabile che nella serata è stata ripristinata nelle zone dove sono attualmente sistemati.

Monsignor Pelvi, arcivescovo di Foggia-Bovino, ha raccontato all'agenzia Sir gli ultimi sviluppi della protesta pacifica dei lavoratori. Si tratta di uomini e donne, impegnati nella raccolta del pomodoro e di altri prodotti agricoli che si trovano a ridosso dell’ex gran ghetto nelle campagne tra Rignano Garganico e San Severo, sgomberato qualche mese fa.

Chiaro il riferimento alle condizioni di lavoro che si sperava migliorassero dopo che il 31 luglio era stato sottoscritto con la Regione Puglia un accordo che stabiliva, tra le varie cose il superamento della ghettizzazione, l'inserimento lavorativo, il rispetto dei contratti di lavoro e, infine, l'istituzione di un tavolo permanente sull'agricoltura.

L’arcivescovo Pelvi li ha incontrati in cattedrale per oltre due ore: “Ho ribadito loro tutto il sostegno e la vicinanza della Chiesa. Mi sono interfacciato con le istituzioni preposte, con gli assessori regionali competenti e con il Prefetto che, come dicevo, dopo il mio incontro li ha ricevuti. Le loro richieste principali sono: il ripristino dell’acqua potabile che manca dal 13 settembre nelle zone dove sono allocati dopo l’incendio del ghetto di Rignano e avere delle unità abitative dove poter alloggiare dignitosamente. Vogliono il riconoscimento della loro dignità di lavoratori. Vivono e lavorano in condizioni disumane e, per questo, chiedono di essere ascoltati da papa Francesco. Alle istituzioni ho sottolineato che l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale che non si può disattendere. Esso determina la sopravvivenza delle persone”.

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